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Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo – Il mare dei mostri

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percy jackson

Avventura, ironia e un’ottima sceneggiatura. Questi erano gli elementi che avevano caratterizzato il primo capitolo della saga di “Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo” del 2010 diretto da Chris Columbus. Qui, invece, pur mantenendo spirito avventuriero (poco incisivo) e battute (deboli), “Percy Jackson e gli dei dell’olimpo – Il mare dei mostri” dimentica di rivolgersi anche al pubblico più adulto, con uno script a cui manca una struttura narrativa veramente solida.

Il secondo capitolo della saga tratta dai libri di Rick Riordan e diretto questa volta da Thor Freudenthal racconta di un Percy Jackson (Logan Lerman), semi-dio figlio di Poseidone, leggermente più adulto e dei suoi fedeli compagni alla ricerca del Vello d’oro custodito da Polifemo nel Triangolo delle Bermuda. A metter loro i bastoni tra le ruote ci sarà Luke (Jake Abel), figlio di Hermes, che vuole impossessarsi del Vello per riportare in vita Crono e distruggere l’Olimpo.

Se i libri sono nati principalmente per un pubblico adolescente, il primo film aveva dimostrato la voglia di aprirsi agli spettatori anche più grandi, costruendo una fantasy story coi fiocchi dove anche i più adulti potessero davvero divertirsi. Freudenthal fa invece un enorme passo indietro costruendo una storia che sembra non prendere mai il via, attaccandosi ai soliti luoghi comuni e a freddure che faticano anche a strappare un sorriso.

La storia sembra girare su se stessa come il vortice di acqua che Percy crea per difendersi da Luke, con un’avventura scontata, senza picchi reali che coinvolgano chi sta guardando con impeto come accadeva con la pellicola di Columbus. Certo continua l’intelligente idea di far convivere il nostro mondo moderno con quello popolato da Dei e semi Dei, ma c’è qualcosa che, stavolta, non funziona nell’ingranaggio complessivo della pellicola.

L’azione di per sé potrebbe anche reggere l’intera pellicola, ma è come vengono mescolati insieme i vari elementi, tra i quali le battute di scarso effetto, a far crollare l’intera, già debole, impalcatura. Il tutto senza dimenticare di far veicolare il messaggio, immancabile nei “teen movie”: accettazione del diverso, il pericolo dell’ambizione ecc… Tutte tematiche che, alla luce del prodotto finale, non sembrano né ben amalgamati né approfonditi come dovrebbero.

Divertirà sicuramente i giovanissimi, facendo però un buco, è il caso di dirlo, nell’acqua tra gli appassionati più adulti che rimarranno indifferenti ad un racconto che, per quanto trasposto con sincerità, non riesce ad essere incisivo.

Sara Prian

[30/09/2013]

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