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Manovra, pensioni: part time al posto della flessibilità in uscita. Via Tasi e Imu: chi ha la villa risparmia 2700 euro

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Manovra, pensioni: part time al posto della flessibilità in uscita. Via Tasi e Imu: chi ha la villa risparmia 2700 euro renzi

Pensioni: flessibilità in uscita neanche ipotizzata per quest’anno, ma la levata di scudi contro la manovra di Renzi che la ignora ha, in qualche modo, convinto il premier a più miti consigli. Ecco quindi il part time in uscita come ‘contentino’.

Non ci sarà la flessibilità sulle pensioni, cioè la possibilità di lasciare il lavoro prima rispetto ai paletti della Legge Fornero accettando un assegno più basso. Ma ci potrebbe essere una misura sperimentale che va nella stessa direzione. Il lavoratore a due anni dalla pensione potrebbe scegliere il part time, compensando in parte la riduzione in busta paga con un acconto sulla pensione. E con lo Stato che si farebbe carico di una parte dei contributi per evitare effetti sul futuro assegno previdenziale.

La misura fa parte delle ultime soluzioni che potrebbero essere inserite nella legge di stabilità in arrivo al Consiglio dei Ministri di domani, e già illustrata dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Part time per gli over 63 e intervento fiscale in due tempi per le imprese, prima con i superammortamenti e poi con il taglio dell’Ires.
L’aumento della no tax area per i pensionati e un’ulteriore stretta del 10% alle spese per gli uffici dei ministeri.
La manovra sarà di circa 27-30 miliardi. E gli interventi sono stati divisi in quattro capitoli: “Italia forte, Italia semplice, Italia giusta e Italia orgogliosa”.

Ci sono le riduzioni fiscali dell’Italia Forte e il pagare meno pagare tutti del Canone Rai inserito nel capitolo Italia semplice; l’assunzione dei 500 docenti universitari dell’Italia Orgogliosa, alle risorse contro la povertà infantile dell’Italia Giusta.

Su alcuni capitoli, come quelli del part time per gli over 63 e sul calo dell’Ires, i tecnici sono ancora al lavoro, ma le due ipotesi permetterebbero da una parte di adottare, con uno stanziamento minimo di 100 milioni, dei minicriteri di flessibilità in uscita e dall’altra di spingere l’acceleratore al massimo sugli investimenti.

Nelle intenzioni del governo, la manovra 2016 si propone infatti innanzitutto come una manovra espansiva, a favore della ripresa e dello sviluppo. L’obiettivo è quello di portare avanti il lavoro iniziato lo scorso anno, con gli 80 euro, la decontribuzione e gli sgravi Irap.

Ed anche quest’anno la parola d’ordine resta dunque taglio delle tasse.
Prima di tutto con l’eliminazione delle imposte sulle prime case, sugli immobili agricoli e sugli imbullonati, con il disinnesco delle clausole di salvaguardia e con uno specifico pacchetto imprese.

Un intervento arriva anche per i pensionati, che vedranno aumentare, la propria no-tax area, cioè la quota di reddito non sottoposta all’Irpef.

La cancellazione di Tasi e Imu dovrebbe essere, come preannunciato, per tutti, coinvolgendo quindi anche gli immobili di lusso, con risparmi medi, secondo la Uil, di 180 euro per le abitazioni “normali” e di oltre 2.700 euro invece per ville, castelli e casali.

Sul fronte delle imprese ci sarebbe invece una doppia operazione, da attuare in due tempi.
Subito il maxi ammortamento sugli investimenti, poi un secondo pacchetto di misure, tra cui l’anticipo al 2016 del calo Ires previsto inizialmente per il 2017.

Una possibilità, quest’ultima, condizionata però dal via libera dell’Unione europea all’intera flessibilità richiesta dall’Italia, compreso cioè lo 0,2% di deficit in più legato all’emergenza migranti. Se infatti, incassata anche la riforma del Senato, il disco verde all’utilizzo della clausola delle riforme sembra quasi scontato, così come della clausola per gli investimenti, più incerto sembra invece il possibile ricorso a risorse in deficit per fronteggiare il fenomeno migratorio.

Il Parlamento ha in realtà già autorizzato il governo a sfruttare la flessibilità al massimo, per un totale di 17,9 miliardi come calcolato nella Nota di aggiornamento del Def, e non a caso Matteo Renzi ha tenuto a sottolineare oggi che l’Italia è “paradossalmente l’unica o quasi” a rispettare i parametri di bilancio Ue. Ma avere l’Europa di traverso complicherebbe certamente la strada della legge da qui a dicembre.

Con l’incognita sul deficit, a poche ore dal varo e dall’invio a Bruxelles della documentazione necessaria, il nodo resta insomma ancora quello delle coperture.
Le maggiori perplessità sono legate alla spending review, che pare ormai molto lontana dall’obiettivo iniziale di 10 miliardi.

Le ultime indiscrezioni parlano addirittura delle dimissioni di uno dei due commissari di stanza a Palazzo Chigi, il bocconiano Roberto Perotti.
I tagli alla spesa, che sono stati potenziati con un ulteriore stretta del 10% agli esborsi degli uffici ministeriali, dovrebbero fermarsi a circa 6 miliardi, in arrivo in parte dalla sanità, probabilmente con una stretta sugli acquisti oltre che con una riduzione degli stanziamenti previsti dal Patto per la Salute, in parte dai ministeri.

Le risorse potrebbero non essere sufficienti e l’ipotesi di ultima istanza potrebbe essere quella di congelare una frazione delle clausole di salvaguardia fino all’autunno, rimandando quindi almeno parte del problema alla seconda parte dell’anno.

Mario Nascimbeni

15/10/2015

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