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Pensioni, novità: introdotto part time. Ma per le donne potrebbe essere un bluff

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Pensioni, novità: introdotto part time. Ma per le donne potrebbe essere un bluff

Pensioni, novità di metà aprile. Parte il part time agevolato per chi è a tre anni dalla pensione. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha firmato, insieme con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il decreto previsto dalla legge di Stabilità che consente ai lavoratori dipendenti del settore privato che sono a non più di tre anni dal raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia di fare un accordo con il datore di lavoro per passare dal regime a tempo pieno a un orario parziale (dal 40 al 60% di quello normale) prendendo però una retribuzione pari a circa i due terzi di quella ordinaria.

Il dipendente non vedrà un calo drastico del suo stipendio, però. L’azienda verserà in busta paga i contributi di sua competenza che avrebbe invece dovuto versare all’Inps (circa il 24%). Questa parte si aggiungerà esentasse allo stipendio ricalcolato sulla base dell’orario ridotto.

Pensioni più vicine idealmente, quindi, ma solo per quei lavoratori del settore privato che raggiungeranno i requisiti per la pensione di vecchiaia nel 2018. In pratica una sorta di possibilità di un’uscita ”soft” dal lavoro con un contratto di part time agevolato. Ma l’opzione al momento sembra essere preclusa per le donne a causa dell’aumento dell’età di accesso alla pensione in questi anni.

In pratica – secondo quanto previsto dal decreto attuativo della legge di stabilità appena firmato dal ministero del lavoro – chi ha compiuto a fine 2015 63 anni e 7 mesi di età (è nato quindi prima del maggio 1952) e ha almeno 20 anni di contributi versati potrà accordarsi con il datore di lavoro per un contratto di part time agevolato sia sul fronte del contributi che della retribuzione.
Le donne però potrebbero essere escluse da questa opzione dato che le lavoratrici del settore privato nate nel 1951 sono già andate in pensione nel 2012 grazie alla ‘finestra mobile’ e quelle nate nel 1952 andranno entro quest’anno grazie a quanto previsto dalla riforma Fornero per evitare per questa classe “la rincorsa” della pensione fino al 2018. Le nate nel 1953 non potranno comunque utilizzare l’opzione dato che raggiungeranno i requisiti per la vecchiaia dopo la fine del 2018.

Il decreto attuativo appena firmato sul part time prevede la possibilità di fare un contratto molto conveniente per il lavoratore vicino alla pensione. E’ possibile ridurre l’orario tra il 40% e il 60% ricevendo però ogni mese in busta paga, in aggiunta alla retribuzione per il part-time, una somma esentasse corrispondente ai contributi previdenziali a carico del datore di lavoro sulla retribuzione per l’orario non lavorato. Inoltre, per il periodo di riduzione della prestazione lavorativa, lo Stato riconosce al lavoratore la contribuzione figurativa corrispondente alla prestazione non effettuata. In questo modo il lavoratore percepirà l’intero importo della pensione, senza alcuna penalizzazione.

La contribuzione figurativa, commisurata alla retribuzione corrispondente alla prestazione lavorativa non effettuata, viene riconosciuta nel limite massimo di 60 milioni di euro per il 2016 (120 milioni per il 2017 e 60 milioni per il 2018). Raggiunta questa cifra non saranno prese in considerazione nuove istanze.

L’opzione, secondo il presidente della Commissione lavoro del Senato, Maurizio Sacconi “sarà ragionevolmente utilizzata da pochissime grandi imprese” dato che è molto onerosa (il datore di lavoro eroga in busta paga contributi anche per l’orario non lavorato) e a fronte di un contratto poco desiderabile per entrambe le parti. Meglio sarebbe, sottolinea, introdurre maggiore flessibilità sull’età di uscita.

Il Governo con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha inoltre assicurato la presentazione di un emendamento per escludere dal riordino degli interventi di contrasto alla povertà le prestazioni di natura previdenziale in generale, non solo le pensioni di reversibilità ma anche le integrazioni al minimo. “Ciò che è previdenza è fuori – ha detto il ministro – ciò che è assistenza è dentro”. Nel Def quindi c’è stato un
“errore tecnico” che sarà corretto.

Mario Nascimbeni

14/04/2016

(cod pens novi)

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