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Pensione anticipata, tutte le ipotesi che arriveranno a settembre

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La modifica della legge Fornero, con il possibile pensionamento anticipato in cambio di un assegno ridotto, è una strada possibile secondo il premier Matteo Renzi.
La proposta sarà inserità con tutta probabilità nella legge di Stabilità che arriverà a settembre.
Il Governo non esclude la rivisitazione della cosiddetta ‘opzione donna’ per introdurre maggiore flessibilità nella legge Fornero sulle pensioni.
Giuliano Poletti, ministro del Welfare, in tema di pensioni ha confermato che l’ipotesi di ricalcolare tutta la pensione con il contributivo anche in caso di sistema retributivo o misto per poter andare in pensiona anticipata rispetto all’età di vecchiaia (senza avere l’anno prossimo 42 anni e 10 mesi di contributi o 41,10 mesi se donna) è una delle ‘100’ alle quali sta lavorando il Governo.
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sottolinea che al momento si stanno facendo solo approfondimenti ma che non si esclude nulla e che bisognerà valutare l’efficacia, la fattibilità e le compatibilità economiche.
Il Governo con il premier Renzi ha confermato l’intenzione di intervenire in legge di stabilità (‘sono ottimista sulla possibilità di dare più flessibilità alla legge Fornero’) e quindi di presentare il provvedimento entro ottobre. Qualsiasi ipotesi comunque immagina soglie non inferiori ai 62 anni.

Ecco in sintesi le principali ipotesi sul tappeto per prevedere una pensione anticipata.
Va ricordato che qualsiasi ipotesi anche con significative penalizzazioni nell’assegno e nel lungo periodo neutra per i conti pubblici porterà a un aumento di spesa per i primi anni di utilizzo (con risparmi nel futuro) a fronte della crescita delle uscite e della riduzione nei versamenti contributivi.
ESTENDERE OPZIONE DONNA CON CALCOLO CONTRIBUTIVO A TUTTI INNALZANDO L’ETA’ MINIMA:
fino alla fine del 2015 le donne che hanno 57 anni di età e 35 di contributi possono scegliere di andare in pensione calcolando però il proprio assegno sui contributi versati e non sulle ultime retribuzioni come prevede il metodo retributivo (al requisito aumentato di tre mesi per la speranza di vita si aggiunge anche un anno di finestra mobile). E’ possibile che si preveda una nuova opzione sulla base di un’età minima di accesso più alta. Quando partì l’opzione donna a 57 anni, infatti, le donne andavano a riposo per vecchiaia a 60 anni. La nuova opzione potrebbe partire dai 62 anni dato che dall’anno prossimo le donne andranno in pensione di vecchiaia a 65 anni e 7 mesi.
L’opzione si risolveva in una riduzione dell’importo dell’assegno del 25-30% e quindi ha avuto un numero limitato di adesioni (circa 25.000 dal 2009, 17.000 delle quali tra il 2013 e il 2014).
Il percorso è particolarmente penalizzante anche perchè le aliquote contributive prima del 1995 (che sarebbero utilizzate per il ricalcolo) erano molto più basse dell’attuale.

PROPOSTA LEGGE DAMIANO-BARETTA, PENALIZZAZIONE PER USCITA ANTICIPATA 2% ANNO: Con questa proposta, molto costosa e quindi difficilmente attuabile, si dovrebbe poter uscire dal lavoro tra i 62 e i 70 anni anche per chi ha il calcolo retributivo con penalizzazioni del 2% l’anno tra i 62 e i 66. Sono necessari 35 anni di contributi ed aver maturato un trattamento pari ad almeno 1,5 volte la pensione minima (al momento quindi circa 750 euro). L’ipotesi che potrebbe essere percorribile se le penalizzazioni ora indicate divenissero progressive (2% per un anno di anticipo, 5% per due anni, 9% per tre anni, 13%-15% per 4 anni).

PRESTITO PREVIDENZIALE: la cosiddetta proposta Giovannini prevede per le persone che perdono o rischiano di perdere il lavoro una sorta di prestito erogato per un massimo di 2-3 anni fino al raggiungimento dell’età anagrafica necessaria alla pensione di vecchiaia da restituire al momento dell’arrivo della pensione con piccoli importi.
Questa ipotesi potrebbe essere considerata in aggiunta a una sulle penalizzazioni sull’assegno.

QUOTA 100: anche il recupero delle vecchie quote (in questo caso più alte di quelle previste nella riforma Damiano del 2007 e abrogate dalla Fornero) sembra di difficile attuazione perché molto costosa. Prevedrebbe l’uscita anticipata rispetto all’età di vecchiaia a partire dai 62 anni di età anagrafica (con 38 di contributi) o con 35 anni di contributi e almeno 65 di età. Poiché dal 2016 saranno necessari 42 anni e 10 mesi per uscire prima dell’età di vecchiaia i requisiti attuali sono molto più stringenti delle quote.

Nel frattempo Renzi misura in prima persona l’effetto esplosivo dell’annuncio, fatto lunedì scorso, sull’apertura del cantiere della flessibilità: nessuno parla più della sentenza della Consulta sul mancato adeguamento pensionistico, che era piombata come una mina sui conti pubblici. Ma anche le proteste sulla soluzione trovata con il decreto, un minirimborso per 4 milioni di pensionati, sembrano oscurate.

Mario Nascimbeni

22/05/2015

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