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Panama Papers: Verdone, Barbara D’Urso, Montezemolo. Nomi aumentano

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Panama Papers: Verdone, Barbara D'Urso, Montezemolo. Nomi aumentano

Panama Papers, definizione che è diventata nota per raccontare ‘Lo scandalo della carte di Panama’ che unisce Londra a Mosca, Buenos Aires a Washington. E in Italia hanno cominciato a rimbalzare nomi noti: l’ex calciatore della Juventus, Fonseca; i mercanti d’arte; la villa in Toscana dei fratelli miliardari russi, Barbara D’Urso e Carlo Verdone.
Verdone non ha reagito bene alla notizia: indignato, dà mandato ai suoi avvocati di smentire e annunciare querela a l’Espresso. Che però conferma le rivelazioni. Secondo il settimanale, nelle carte dell’archivio Mossack Fonseca è citato il nome di Verdone, con riferimento alla società offshore Athilith, con sede a Panama. «Carlo Verdone non è titolare di nessun conto o proprietà all’estero, neanche per interposta persona. E tutelerà la propria rispettabilità in tutte le sedi giudiziarie» dicono i suoi avvocati.

I nomi italiani finiti nei Panama Papers noti al grande pubblico sono diversi: Barbara D’Urso, Valentino, Luca Cordero di Montezemolo, ad esempio. Ma il giorno dopo le ultime rivelazioni, il coro dei vip tirati in ballo dalle anticipazioni dell’Espresso è pressoché unanime. A Panama non è stata aperta alcuna società, nessuna impresa ha mai effettuato attività di alcun tipo e non è stato commesso alcun illecito.

Montezemolo ha subito smentito. Il presidente di Alitalia ha voluto fare chiarezza intervenendo al cda di Unicredit (di cui è vicepresidente): “non possiedo alcuna società off shore né alcun conto estero e, soprattutto, – ha sottolineato – non ho commesso alcun illecito”. I fatti riportati si riferiscono a nove anni fa, periodo della presidenza di Confindustria, Fiat e Ferrari: “allora – ha puntualizzato ancora – mi furono proposti dai miei consulenti finanziari investimenti che non furono poi mai realizzati”, ha puntualizzato”.

Barbara D’Urso è un altro vip che fa intervenire subito gli avvocati che spiegano come la società di cui si parla sulla stampa “era stata aperta ai fini di un’operazione immobiliare che la Sig.ra d’Urso intendeva compiere all’estero, che tale operazione non si era poi concretizzata, che la società era conseguentemente sempre rimasta inattiva e che la società era stata ufficialmente chiusa nel 2012”.

Il governo promette intanto di affilare tutte le armi a disposizione per colpire gli eventuali colpevoli di evasione (reato punibile penalmente) o elusione fiscale (punibile solo amministrativamente).
“Chi fosse stato a Panama per nascondere patrimoni e non abbia mai fatto il monitoraggio fiscale né la voluntary disclosure, – assicura il viceministro dell’Economia Enrico Zanetti – sarà sottoposto ad accertamenti. Le sanzioni sono molto pesanti. Ed è bene che sia così”. La chance di rientro dall’estero “a impatto limitato” è infatti stata già data proprio con la voluntary chiusasi a dicembre scorso.

Fino a qualche tempo fa esisteva l’ipotesi, poi bocciata, di renderla strutturale, ma proprio per invogliare i contribuenti ad aderire all’operazione nei tempi e nei parametri stabiliti, l’idea è stata scartata, così come quella di una riapertura dei termini che avrebbe passato un messaggio di elasticità e cedevolezza inverso a quello auspicato.

Paolo Pradolin

08/04/2016

(cod panamapa)

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