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Ospedale dell' Angelo di Mestre. Semplicemente spettacolare

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[01/12] Erano già  due anni che di tanto in tanto lo vedevo; mi riproponevo di andarne a studiare le caratteristiche, la struttura così innovativa (specie per un nosocomio), ma l’idea di entrare nel tempio della sofferenza mi teneva lontana, come anche dal cimitero monumentale di Verona, con il magnifico impianto di Barbieri. Morte e sofferenza sono per me un deterrente, non c’è che dire.

Quel giorno di pioggia comunque, giù lo ero già  (tipica metereopatica): quindi…!La mia fedele Canon era sempre lì nel cruscotto, pronta a cogliere ogni scatto del nostro curioso mondo. Svoltai ed entrai nel parcheggio (tutto a pagamento – prima nota negativa!).
Entrai, infine, nella hall, il cui soffitto portava già  i segni delle infiltrazioni d’acqua provenienti dalla sovrastante terrazza (non è vero, quindi, che è solo al sud che si pecca un po’ negli isolamenti dei tetti piani!).

Ambizioso progetto degli architetti Alberto Altieri ed Emilio Ambasz, che vi hanno applicato la loro filosofia del “green over the grey” (ovvero il verde sopra il grigio), l'Ospedale insiste su un’area di 17.600 su un totale di 260.000 m2 di parco, ove sono stati realizzati anche due laghetti ed un edificio triangolare caratterizzato anch’esso da una serie di terrazze-giardino distribuite una per ciascun piano, che ospita la Banca degli Occhi.

La struttura è suddivisa sostanzialmente in una piastra con due livelli fuori terra ed uno interrato e “nascosto” dai giardini, divenendo un nuovo piano di fondazione per i sei piani fuori terra del corpo delle degenze.

Un’enorme facciata in vetro ed acciaio, caratterizza l’intero complesso, garantendo una visuale dello skyline di Mestre da ogni parte di questo (interno ed esterno, sono così costantemente in relazione), cui è demandato il compito di attutire il rumore esterno (vi arriva la linea ferroviaria e delle autolinee), e di dar luce e protezione anche al giardino interno. Ai margini di questa magnifica scenografia, come oserei definirla, una serie di esercizi commerciali che ne modificano “l’aspetto”, dando al visitatore/paziente l’idea di trovarsi in un moderno centro commerciale -anziché in un ospedale- senza però la calca ed il rumore tipici di questi luoghi; non mancano nemmeno le grandi scale elicoidali di accesso al piano superiore dove trovano posto le sale di aspetto esterne. Quanto il tutto sia, a mio parere, armonico e gradevole, potrete desumerlo voi stessi dalle immagini che riporto.
Linee curve e fluide, piante che si stagliano in verticale ed in orizzontale, corridoi che sembrano sottoportici di un moderno centro urbano.

Al di là , infatti, di qualunque giudizio tecnico, quello che mi ha colpita è stata la sensazione di pace e benessere (non eterno, intendo…) che ho provato in quel giardino, curato nello stile e nella forma, ove ogni specie vegetale trova un corretto inserimento nella composizione d’insieme. Faceva piacere passeggiarvi attraverso; gironzolare per i negozi che su di esso si affacciano (tranne dinanzi le pompe funebri che anche lì hanno “aperto bottega” (per fortuna sono in fondo e poco visibili!). La luce era indiretta e riusciva a rendere “morbida” (autorizzatemi il termine improprio) l’atmosfera. Riusciva a rendere solare anche un giorno uggioso come quello.

Alzo gli occhi ed anche le sale di aspetto paiono “trasformarsi”; da anonime stanze quadrangolari tinte di bianco, con sedie di plastica lungo il perimetro, a luoghi aperti che sembrano “sospesi” sul giardino; sormontate dall’enorme massa di vetro ed acciaio e dagli sporti del blocco dei reparti; circondate dallo spettacolo del verde esterno che si intravede oltre le vetrate. Ci si sente “piccoli e leggeri”, sospesi nell’aria, inondati dalla luce. Una sensazione in grado quasi di far dimenticare del “perché” ci si trovi lì.

“Giriamo però”, per così dire, la medaglia. Che sia un messaggio subliminale voluto e programmato dai progettisti? Per la serie…….: “TU, UOMO, piccolo di fronte alla legge della natura, sei lì che attendi il giudizio; sospeso tra cielo e terra, sotto il peso delle tue azioni (ovvero dal volume dei reparti che sovrasta il tutto), illuminato dalla luce divina…… “
E l’angelo/scultura, così stilizzato, che sta sotto, nel giardino, certo non migliora la sensazione funesta……

Ma tralasciamo queste oscure considerazioni che, sono certa, pochi avranno fatto, e torniamo “in campo”.
E’ un edificio dove è difficile perdersi, dove corridoi e stanze sono ben proporzionati e le vedute sono gradevoli; dove le soglie delle finestre non sono certo di compensato! (vedi il S. Giovanni di Dio ad Agrigento!); dove tutto “è scultura”- persino la “guardiola in ingresso!
Non posso dire molto altro; occorrerebbe passarvi le giornate (ma spero proprio di no dato che si tratta di un ospedale!) per comprenderne a fondo qualità  e carenze.

Nel breve frangente di una visita assai fugace, ho potuto formulare solo qualche appunto. Avrei gradito, ad esempio, che un progetto di tale portata tenesse in maggior considerazione materiali e dispositivi innovativi nel campo del risparmio energetico; mi riferisco ai vetri (a selettività  angolare , riflettenti, basso emissivi, cromo genici..), ai pannelli solari ecc.. Non mi pare di aver letto nessun testo nel web che citasse l’adozione di sistemi di produzione di energia rinnovabile, e se davvero così fosse non ne capisco il perché. E’ una struttura che per ampiezza, esposizione, tipologia di superficie, si sarebbe prestata bene a divenire un edificio ad emissione 0.

Comunque sia, siamo bene lontani (e per fortuna aggiungo io) dagli ospedali cui siamo abituati. Palazzoni dove poco o nulla è stato lo “sforzo progettuale” di fare di un ospedale un luogo accogliente per coloro che, sperduti nelle proprie angosce, hanno proprio bisogno di benessere fisico e mentale; di un sollievo per la malattia….

Visto il luogo di per sé poco gradevole e che tutti vogliono proprio evitare…., non sarebbe il caso?
Come al solito, a voi il giudizio e le considerazioni in merito.

Testo e foto di Luisa Doriana Lombardo

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