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Nuove modalità ticket di Pronto Soccorso approvati dalla Regione Veneto: aumento codici bianchi a pagamento. Tosi: “Estorsione per incassare decine di milioni in più. Faccio esposto in Procura”

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“Presenteremo un esposto alla Procura della Repubblica perché secondo noi questa vicenda non ha solo una rilevanza sanitaria ma anche, chiaramente, una rilevanza penale”.
Questo il commento del sindaco di Verona Flavio Tosi alla delibera della Giunta della Regione Veneto che stabilisce le nuove Disposizioni operative per l’attività di Pronto soccorso.
L’argomento non è certo una novità. Ogni volta che si parla di Sanità in rosso, infatti, l’accostamento più facile ed immediato è quello al ricorso a qualche forma di aumento dei ticket sanitari.

“Come sindaco – aggiunge Tosi – rappresento l’autorità sanitaria locale e pertanto ho il dovere di difendere il diritto alla salute dei cittadini veronesi, mentre la delibera della Giunta veneta viola palesemente l’articolo 32 della Costituzione; il provvedimento contiene inoltre criteri assurdi e disumani, come ad esempio: è previsto che una persona debba avere ustioni su più del 18 per cento del corpo per non pagare il ticket di Pronto Soccorso, pertanto, nel caso si presenti con l’intero avambraccio ustionato deve pagare il ticket. Si tratta quindi di un modo fraudolento, attraverso il quale la Regione fa una vera e propria manovra finanziaria sulla pelle dei cittadini veneti”.

Secondo Tosi, i numeri del possibile ricavo della Regione da questo tipo di provvedimento “sono impressionanti, se si considera che gli accessi ai pronto soccorsi della Regione sono 2 milioni all’anno; in base a questa delibera, la gran parte diventeranno codici bianchi a pagamento e, considerando che normalmente si è chiamati a sborsare almeno 100 euro, ma spesso molto di più, si capisce che la Regione con questa delibera punta ad incassare svariate decine di milioni di euro
aggiuntivi”.

“Così non si concretizza – conclude Tosi – la via per impedire l’utilizzo inappropriato del pronto soccorso, che era già codificata da anni, ma è per di più una incostituzionale estorsione la quale, aspetto certamente non secondario, annienta ed umilia la grande professionalità del nostro personale sanitario”.

Redazione

05/10/2015

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