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Nato il nuovo governo, ecco i ministri. Ma Juncker bacchetta gli italiani

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Nato il nuovo governo, ecco i ministri. Ma Juncker bacchetta gli italiani

Ore 22 di giovedì 31 maggio 2018, nuova pagina di storia per l’Italia: nasce il nuovo governo di asse Lega – Cinque Stelle.

Giuseppe Conte presidente del Consiglio e Giovanni Tria ministro dell’Economia sono due nomi che risolvono tutte le perplessità e le asperità: via al nuovo esecutivo.

A quasi tre mesi dalle elezioni e a un passo dal ritorno alle urne. Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che saranno ministri e vicepremier, siglano l’accordo al termine di un lungo faccia a faccia alla Camera.

A sbloccare l’impasse è soprattutto un cambio di ruolo di Paolo Savona, il professore anti-euro cui Sergio Mattarella aveva negato l’Economia: avrà la delega alle Politiche europee.

“E’ stato raggiunto l’accordo per un governo politico M5s-Lega”, recita una nota di Di Maio e Salvini alle sette di sera. “Lavoreremo intensamente per realizzare gli obiettivi del contratto, lavoreremo con determinazione per migliorare la qualità di vita di tutti gli italiani”, sono le prime parole di Conte da premier, dopo aver letto al Quirinale, tre ore più tardi, la lista dei suoi ministri.

“Si è concluso un complesso itinerario”, chiosa il capo dello Stato, che venerdì alle 16 riceverà al Colle il nuovo presidente del Consiglio e la squadra dei diciotto ministri, tra cui cinque donne, per il giuramento.

Nasce un governo politico, dunque. Un governo giallo-verde. Con Di Maio e Salvini vicepremier. E due professori, Conte e Tria, a Palazzo Chigi e via XX Settembre.

Nascerà ufficialmente, all’inizio della prossima settimana, con il voto di fiducia in Parlamento di M5s e Lega.

Dice “No” Forza Italia, che annuncia “battaglia per i cittadini”. E annunciano un’opposizione dura Partito democratico e Liberi e uguali: “Costruiremo l’alternativa – dice Maurizio Martina – al governo populista e di destra che ha un programma pericoloso, antieuropeo e iniquo”.

Fratelli d’Italia, che era disponibile al “Sì” alla fiducia, sceglie la linea dell’astensione. “Per patriottismo – dichiara Giorgia Meloni – diamo una mano perché l’Italia è sotto attacco e non ci possiamo permettere il voto a luglio”.

E’ questo un passaggio chiave per la nascita del governo: M5s era infatti contrario a dare ministeri al partito di Meloni e solo lo stop di Salvini all’alleata sblocca l’intesa, nella lunga trattativa finale tra M5s e Lega.

A riaprire i giochi è stata mercoledì sera la disponibilità data da Di Maio al Quirinale a spostare Savona dall’Economia a un altro ministero. Salvini si prende una notte di riflessione. Poi interrompe la sua campagna elettorale per le comunali e nella mattina di giovedì torna a Roma.

Dopo un incontro con Meloni a Montecitorio, si riunisce in conclave con Di Maio per comporre il rebus finale dei ministeri. Restano riuniti l’intero pomeriggio, a un certo punto qualcuno li fotografa su un terrazzo della Camera. Intanto li raggiunge Conte, che arriva in treno da Firenze dopo aver tenuto una lezione all’università.

Alle 19, la fumata bianca. “Forse finalmente ci siamo dopo tanti ostacoli, attacchi, minacce e bugie”, scrive Salvini su Facebook prima di partire per un comizio a Sondrio. Dopo pochi minuti Carlo Cottarelli, cui il presidente della Repubblica aveva affidato l’incarico di formare un esecutivo “neutrale” per portare al voto anticipato, sale al Quirinale a rimettere il mandato. “E’ stato un grande onore servire il Paese anche se per poco. Un governo politico è di gran lunga la migliore soluzione anche per l’incertezza che deriverebbe dalle elezioni”, dichiara ringraziando i suoi potenziali ministri. La sala stampa applaude. Mattarella lo ringrazia “per senso delle istituzioni”.

Alla fine, ecco la quadra:
Savona viene spostato al dicastero senza portafoglio degli Affari europei.
Per l’Economia spunta Tria, preside della facoltà di Economia di Tor Vergata, professore che ha lavorato con Renato Brunetta, è “tiepido” sull’Euro e sostiene la Flat tax anche a costo di aumentare l’Iva.

Agli Esteri arriva Enzo Moavero Milanesi, una vita nelle istituzioni europee e già ministro all’Ue con Monti e Letta.

Affiancherà Conte a Palazzo Chigi, con il delicato incarico di sottosegretario alla presidenza, il leghista Giancarlo Giorgetti.

Salvini sarà ministro all’Interno, Di Maio prenderà il super-dicastero di Lavoro e Sviluppo Economico (dovrebbe chiamarlo “Welfare”).

Alla Difesa Elisabetta Trenta.

Alla Giustizia Alfonso Bonafede (M5s).

Giulia Grillo (M5s) alla Sanità.

Riccardo Fraccaro (M5s) ai Rapporti con il Parlamento.

Alle Infrastrutture Danilo Toninelli (M5s).

Marco Bussetti (M5s) all’Istruzione.

Alberto Bonisoli (M5s) ai Beni Culturali.

Il nuovo governo italiano parte così ma comincia subito a raccogliere alcune aspre critiche dagli ambienti europei.

Oggi la tensione tra Ue e Italia continua ad essere alta, e proprio nel giorno della formazione del nuovo Governo un nuovo equivoco scalda gli animi tra Roma e Bruxelles.

Dopo la gaffe qualche giorno fa del commissario tedesco Oettinger, stavolta sono state le parole del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker – almeno quelle attribuitegli dal britannico Guardian – ad innescare una bufera che ha spinto il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani prima e il Movimento 5 Stelle poi a chiedere una smentita al lussemburghese.

Gli italiani devono lavorare di più ed essere meno corrotti‘, titolava il Guardian online un articolo che riprendeva alcuni dei commenti fatti da Juncker durante la sessione domande e risposte a porte chiuse della conferenza ‘New Pact for Europe’ a Bruxelles.

“Non mi risulta che il presidente abbia usato quelle parole sull’Italia. Anzi, le parole attribuite a Juncker sono state prese fuori contesto”, si è affrettata a precisare la sua portavoce interpellata dall’ANSA.

In realtà Juncker rispondeva ad una domanda sul Sud Italia, la disoccupazione e l’uso dei fondi europei. “Amo profondamente la ‘bella Italia’ (detto in italiano, ndr) ma non accetto che ogni cosa che va male nel Mezzogiorno sia spiegato con il fatto che l’Ue o la Commissione Europea non farebbero abbastanza. Sono gli italiani a doversi occupare delle regioni più povere dell’Italia. Il che significa più lavoro, meno corruzione e serietà”, sono state le parole pronunciate da Juncker. Che subito dopo ha ribadito la sua “piena fiducia nel genio degli italiani”.

“Li aiuteremo, come abbiamo sempre fatto, ma basta con questo giochino di addossare le responsabilità sull’Ue. Un Paese è un Paese, una nazione è una nazione, prima vengono le nazioni e poi l’Europa”, ha aggiunto.

La portavoce di Juncker, spiegando che il Guardian aveva decontestualizzato le affermazioni (unico media internazionale in effetti a proporre questa versione), ha poi precisato che Juncker si riferiva “ai problemi strutturali delle Regioni del Sud Italia, dove l’Ue ha fatto tanto per mobilizzare i fondi e creare crescita e lavoro”, ma “l’assorbimento dei fondi può essere migliorato in modo che le persone possano vedere i
risultati sul campo più rapidamente”.

Ma ormai il pasticcio era fatto. E da Roma, appena formato il governo, Matteo Salvini è tornato alla carica: “Italiani corrotti e fannulloni? Parole vergognose e razziste, col prossimo governo vedremo di fare rispettare i diritti e la dignità di 60 milioni di italiani che dall’Europa si aspettano collaborazione e non insulti”.

“Oggi il presidente Juncker, prima Oettinger… ma alla Commissione Europea non hanno altro da fare che insultare l’Italia?“, si chiedeva in serata il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti.

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