Mata-me por favor? “Siska – un poliziotto a Berlino” o addirittura “L’ispettore Derrick”: una qualsiasi delle puntate di questi due serial polizieschi tedeschi, saranno più entusiasmanti.
Il thriller (?) della brasiliana Anita Rocha Da Silveira, è quanto di più lontano dalla suspance, dal pathos e dal giallo che si possa realizzare.
Un gruppo di liceali belle e libertine, cade vittima di un serial killer pazzo e violentatore. Tutto questo mentre loro se la spassano tra ragazzi, feste e forse qualche ora di scuola.
Insomma una Violetta in salsa gialla che però mostra poco o nulla dell’aspetto thriller. Nessun omicidio (le morti avvengono sempre fuori campo), nessuna indagine della polizia e nessuna figura adulta per tutte le due ore circa di visione, ma ciò che ci lascia perplessi, è il tentativo di capire quello che ci vuole raccontare la regista.
Perché un normalissimo giallo è arrivato fino alla Mostra del Cinema di Venezia? La regia non eccelle, la storia non avvince, le protagoniste sono piatte emotivamente.
Quello che resta è una vicenda in cui neppure il finale appaga: chi sia l’assassino e le ragioni che lo spingono ad agire, non saranno chiare nemmeno ad un gran numero di persone tra il pubblico presente alla proiezione alla fine.
“Mata-me por favor” soffre della sindrome del ritmo vacuo, o meglio della totale assenza dello stesso. La sceneggiatura non è una escalation di eventi, le scene si susseguono ma si stampano in modo piatto.
Durante la visione non si riesce ad affezionarsi alle protagoniste e l’interesse nello scoprire il colpevole va via via scemando, come forse era nelle intenzioni iniziali.
La regista sostiene che alla base del progetto ci sia il voler mostrare l’ossessione e l’interesse dei teenager per la morte, ma tra il dire e il fare…
Le stesse reazioni della protagonista Bia, ad esempio di fronte ad una delle vittime del mostro, non è realisticamente credibile. Alcuni comportamenti sono fuori luogo. Anzi, senza senso.
Mattia Cagalli
10/09/2015
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