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L’animale notturno – la maturità di Andrea Piva

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l'animale notturno

Qualche tempo fa un mio carissimo amico mi ha regalato i due libri dedicati a Tony Pagoda scritti dal regista Paolo Sorrentino. Una scrittura particolare, intimista ma allo stesso tempo espansiva e generosa verso il lettore, diretto interlocutore del protagonista. Dopo quei due folgoranti libri non mi era più capitato d’imbattermi in una scrittura del genere, attenta, meticolosa, ma allo stesso tempo ruvida e sporca, fino a quando tra le mie mani non è capitato l’ultimo romanzo di Andra Piva, L’Animale Notturno edito da Giunti.

Fare un sacco di soldi, a tutti i costi. Vittorio non ha dubbi: è questo l’unico modo di sfuggire al grigiore della sua vita attuale. Sceneggiatore appassionato e idealista, a soli trent’anni è già riuscito sia a sfondare che a clamorosamente fallire; d’altronde l’avere rotto il naso al regista con cui lavorava con profitto non è certo un bel biglietto da visita per i produttori, e oggi la sua carriera è decisamente in stallo.
Nel disperato tentativo di cambiare corso alle cose, in un sussulto di ambizione e follia Vittorio decide di investire tutti i suoi risparmi nell’affitto di un sontuoso appartamento in pieno centro a Roma, ma quando si troverà a raschiare il fondo, ecco che dovrà accettare la proposta del “senatore”, vecchio avvocato con trascorsi politici, aiutandolo a comprendere il poker on line.

Capita raramente di posare gli occhi su delle pagine che riescono ad ammaliarti e a respingerti allo stesso tempo, a guardare con occhio titubante il protagonista, ma sentire anche una irrefrenabile voglia di essergli amico. Opposti che si attraggono come la notte e il giorno, povertà e ricchezza, sobborghi popolari e centro città, chiasmi e distici che si alternano in quello che è un racconto particolare, ma che dimostra la piena maturità di Piva come scrittore. E così come Sorrentino attraverso gli occhi di Servillo ci regalava La grande bellezza romana, così Piva con il suo Vittorio ci ritrae una Roma, splendida e sperduta, dove ogni strada, ogni monumento, ogni rigolo d’acqua diventa personaggio ed interlocutore del protagonista.

Ma la cosa più interessante di un libro come L’animale notturno è quello di regalare un ritratto vero e sagace della generazione “senza futuro”, che non sa cosa fare della propria esistenza che si scontra con quella più vecchia al quale un futuro poco interessa. Eppure i due, Vittorio ed il Senatore, nonostante le differenze d’età non si scontrano, non è una guerra alla generazione migliore, è una partita a carte scoperte dove ognuno sa di aver perso già qualcosa.

Un libro che usa l’ironia e il tono leggero per scavare a fondo sull’Italia di oggi, sui “giovani” 30enni, alla ricerca di una strada che, anche quando la si trova, non è detto che sia la cosa migliore che possa capitare. Una rara perla nel panorama letterario nostrano.

Sara Prian

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