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Seme di strega – La Tempesta di Shakespeare in chiave moderna

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Seme di strega Rizzoli
A quattrocento anni dalla morte di William Shakespeare, dopo ”Il mio nome è Shylock”, riscrittura de Il Mercante di Venezia da parte di Howard Jacobson, arriva in libreria per Rizzoli (pag.. 324, €20) un altro dei romanzi facente parte della brillante iniziativa voluta dalla Hogarth Press (casa editrice fondata da Virginia e Leonard Woolf): La Tempesta.
La rivisitazione del classico intitolata Seme di Strega, è stata sapientemente scritta da Margaret Atwood, vincitrice del Booker Prize 2000 con L’assassino cieco e famosa per il Racconto dell’Ancella.

Lo spirito visionario, crudele e la capacità di creare scenari silenziosi ma toccanti, fanno della celebre scrittrice, la scelta più adatta per questa reinterpretazione di una delle più magiche e misteriose opere del Bardo. Essendo un’opera teatrale, la Atwood ha ben pensato di ambientare la storia moderna in un palcoscenico alquanto particolare: un carcere.
Felix, ex regista teatrale di successo, cacciato dal suo habitat naturale dal socio in affari e dopo la morte prematura della figlia Miranda, decide di andare a vivere da solo in una stamberga in mezzo al nulla, finché a riportarlo ad affacciarsi alla vita saranno proprio i prigionieri di questo penitenziario e il progetto teatrale creato per loro.

Un’opportunità di dimostrare il valore umano: quello dei carcerati, che hanno diritto di esprimersi e riacquistare un posto nel mondo e quello di Felix, un talento della regia teatrale, bistrattato a causa dell’egoismo e della sete di potere di altri, ma pronto a dimostrare quanto vale.
Come il protagonista de La Tempesta, il mago Prospero, Felix, seguendo un piano ben architettato, si vendicherà dei suoi nemici. Ad aiutarlo, il fedele Ariel (il prigioniero-allievo 8Handz) e i suoi coboldi, i Semi di Strega, gli altri carcerati, tutti insieme in quell’isola chiamata prigione.

Non si può dire altro che riguardi la trama del romanzo per non svelare troppo. Com’è facile intuire però, il lettore si troverà davanti ad un’opera nell’opera, un microcosmo teatrale che si fonde con la realtà, dando vita ad un romanzo costruito per raggiungere il climax finale.
I vari piani narrativi intersecandosi, dimostrano proprio come sia possibile questa fusione, un mix che riesce ad avvicinare alla lettura, sia chi conosce la tragedia, sia chi non è avvezzo.

Intriso di significati, riferimenti all’opera da cui è tratto e nuove ed intelligenti trovate, che ben si adattano all’originale, il romanzo è l’ennesima dimostrazione della bravura di Margaret Atwood con le parole, con le ambientazioni cariche di mistero ed un uso elegante e dignitoso della satira. Un successo imperdibile!

Alice Bianco
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