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Kitsch Biennale 2010 a Palazzo Cini

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[21/10] A Palazzo CINI a San Vio, a due passi dalle Gallerie dell'Accademia, era allestita la Mostra
Kitsch Biennale 2010 “. Un racconto filologico sulle ragioni e sulla (re)esistenza del figurativismo ai giorni nostri, quale contributo al diritto di permanenza dell'Arte “tradizionale” nell'Universo artistico “moderno” in grado di rappresentare:

– la condizione umana come archetipo
– manualità , narrazione e composizione
– dramma, pathos e sentimento

come si rileva dalla presentazione dell'Evento fatta dagli organizzatori, quale “Manifesto” sulla loro volontà  di dimostrare la validità  di un modo di far Arte, esercitato questo sin dai primordi dell'Uomo, sulle ragioni prime dell'esprimere i propri sentimenti, stati d'animo a mezzo della conoscenza dell'anatomia e della psiche umana, un connubio ben preciso cioè di pecularietà  che ogni Artista artefice del proprio lavoro dovrebbe ( o deve ) possedere per poter far parte di un sodalizio ( gli Artisti ) delegato ad evidenziare e far conoscere al mondo il substrato psichico che ognuno di noi custodisce gelosamente [ a volte inconsciamente ], usando allo scopo i valori poco fa elencati e che i Pittori presenti hanno dimostrato di possedere ampiamente. Colpisce, tuttavia, la summa delle dichiarazioni di Odd Nerdrum, “profeta” del movimento Kitsch dalle quali si evince che ” … il buon KITSCH non deve essere classificato come Arte. Ciò sarebbe un errore di giudizio. Il KITSCH non è Arte. Il KITSCH si rivolge al sensuale e al senza tempo ……” e ancora ” …. Poichè il modernismo e l'Arte sono lo stesso, il KITSCH è il salvatore del talento e della devozione …”.

Qui si apre un capitolo di considerazioni che potrebbe non aver fine ma che cercherò di analizzare dal mio pur modesto punto di vista. Innanzi tutto non voglio e non posso percepire il Kitsch nella sua accezione più pura una non Arte, proprio perchè sono tra coloro che intendono un'opera d'Arte quale finalizzazione di un pensiero, uno stimolo spirituale che convergono in una realizzazione pregna di trascendenza quanto di manualità  acquisita con studio e applicazione fisica e mentale che spesso l'opera Kitsch ( almeno come intesa in questa Mostra ) rappresenta, d'altro canto non mi sento di ridurre tutta l'Arte moderna ( meglio direi contemporanea) ad un ” non sense ” artistico con il pericolo di cancellare circa due secoli di pensiero dell'Umanità .

Allora, vi chiederete in molti, come regolarsi ? Qual'è il confine oltre il quale si deborda vicendevolmente dall'uno all'altro campo estetico? La risposta, secondo il mio concetto di “Arte” generalmente intesa, è di una semplicità  disarmante: ARTE è tutto ciò che viene intelligentemente concepito e compiutamente espresso con ” téchnè “.
Chiaro che da questo assunto si escludono automaticamente tanto certe “manifestazioni” pseudo artistiche che hanno invaso negli ultimi decenni i vari eventi internazionali ( e non ), quanto certe “opere ” caricate di orpelli “patetici” o “sentimentali” correlati da una qualità  pittorica di dubbio gusto estetico ( in parole povere “dipinti male ” ) capaci di conseguenza di guadagnarsi l' appellativo di Kitsch, nel comune discriminatorio senso del pensare.

A questo punto sento il dovere di sgombrare il campo da qualsiasi dubbio o riserva sulla Manifestazione di cui sto parlando: KITSCH BIENNALE 2010 è una Mostra di Pittura di ottimo livello, in cui 15 Artisti, scelti da una commissione tra più di 350 candidati, hanno dato il meglio delle loro capacità  mettendo in evidenza il principio da me più sopra sostenuto e cioè che l'Arte non ha confini quando la mente umana sprigiona il meglio delle proprie peculiari “ricchezze” spirituali, traducendo sogni o realtà  che siano in pure visioni appaganti l'animo del fruitore, conseguenza del sè, del proprio intimo, della conoscenza del mondo, delle sofferenze dell'Umanità , facenti parte del quotidiano di tutti noi nel bene e nel male, tradotte in puntuali raffigurazioni.

Confesso che visitando la Mostra mi sono, via, via liberato dall'ingombro psichico che il termine KITSCH mi aveva procurato sin qui in presenza di opere che da quel sostantivo negativo sembravano avvolte, dandomi al presente la sensazione che, probabilmente, trattavasi semplicemente di “brutta pittura” consegnata al mondo da artisti o pseudo tali capaci di esagerare un concetto fino renderlo una pacchiana rappresentazione della realtà .
Qui, al secondo piano di Palazzo CINI a Venezia, le cose vanno in maniera del tutto diversa poichè questi autori, tutti, hanno dimostrato di voler e saper allogare i propri sentimenti in un contesto pittorico, si ricco di pathos, talvolta melodrammatico, tuttavia sempre raccolto in un mondo di precise calligrafie e ricchezze cromatiche dalle composte cadenze tonali e trimbriche, tanto da confermare appieno la loro volontà  di sentirsi a tutti gli effetti i soli continuatori della grande Arte del passato che, a loro dire, avrebbe perso l'identità  in molte delle moderne innovazioni artistiche apparse nel corso dgli ultimi 150 anni.

Di ciò hanno voluto dar atto ( gli allestitori ) affiancando, nella sala al primo piano di Palazzo CINI, sede della Collezione CINI di dipinti toscani e ferraresi, dedicata al PONTORMO ( 1494/1556 ), un'opera di Odd Nerdrum: ” ARMATA ” RITRATTO DI DONNA – in paragone al dipinto: “DOPPIO RITRATTO DI DUE AMICI” del grande Artista toscano considerato una delle figure più emblematiche del manierismo italiano, allo scopo di dimostrare palesemente la continuità  tra gli “antichi” Maestri e i contemporanei operanti alla maniera rinascimentale !
E' un paragone che colpisce per il numero di affinità  che vi si possono leggere, quali la postura e l'ansia di penetrare nell'inconscio dei soggetti per trarne una accurata indagine psichica e spirituale, l'unica diversità  che si può cogliere sembra essere l'uso della luce, sempre fondamentalmente ” arguta ” nel progetto cinquecentesco, ricca di melanconia cromatica nell'opera del moderno Autore.

Tornando al secondo piano del Palazzo per continuare la visita della Biennale Kitsch 2010, scivolando di sala in sala in una atmosfera chiaroscurale si perde la cognizione del presente per immergersi in un mondo “retrò” dove ogni Artista in Mostra ha segnalato le proprie intime sofferenze, ma anche segrete gioie intendiamoci, con una proprietà  di linguaggio che possiamo definire “inusuale” rispetto ai canoni artistici odierni, voluti da certi critici che ricercano spazi mentali oggettivamente privi di essenza culturale, ma colmi di rappresentazione fisica che ha il solo scopo di sorprendere il visitatore, paragonandolo ad un mangiatore di polenta che riempie lo stomaco senza fornirgli la minima sostanza per la sua sopravvivenza fisiologica.

Questa è la “spaccatura” che esiste oggigiorno in seno al mondo dell'Arte. Io credo, ribadendo un concetto già  espresso, che ” in media state virtus ” poichè sono convinto che l'Arte abbia bisogno di intelligenti artefici capaci di erogare idee che attingano sia alla bellezza visionariamente fisica, quanto alla bellezza teoretica, espressa a mezzo di un “pneuma” privo di corporeità  ma ricco di spiritualità  declinato con immagini aniconiche che lascino tuttavia intuire ciò che l'Autore vuole raccontare senza l'ausilio di concretezze segniche affidandosi, per lo più, alla magia del colore e della luce, allo spazio immaginario di una argomentazione che “appaia” incorporea, ma pregna di trepide allusioni lievitanti nell' universo del nostro bisogno di spiritualità .

Perchè ciò possa succedere bisognerebbe che tutti gli artefici della “kallos” volessero abbeverarsi alla fonte dell'umiltà , rendendosi conto che un artista altro non è se non un prescelto dalla sorte che detiene il “potere” di trasmettere a tutti gli altri sensazioni, emozioni, stati d'animo che il comune mortale solo percepisce, mentre lui ha avuto il dono di renderle palesi con la propria arte.

Conseguentemente sappiano questi sodali del cosmo artistico che il resto del mondo si aspetta di ammirare le loro opere, qualchessia il linguaggio usato, come veicoli di intelligenza propaganti idee e pensieri, audaci denunce, quanto più umili rappresentazioni che portino alla società  nuova linfa vitale e non perniciose spinte al degrado psico-fisico dell'Uomo.

Nessun Artista dovrebbe avere l'ardire di pensare a se stesso come ad un detentore della VERITA', ognuno però potrebbe svelarla al prossimo con il proprio talento, dato che esplorare le vie dell'inconscio, così come saper cogliere l'attimo fuggente di una parentesi naturalistica è capacità  di pochi.

Mimesi o astrazione, noi fruitori accettiamo solo intelligenza e verità .
Ai nostri lettori do l'appuntamento alla prossima Mostra.

Venezia, Ottobre 2010

Giorgio Pilla – Critico d'Arte

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