L’incendio all’Ospedale Civile di Venezia, forse poteva essere evitato, e comunque avrebbe potuto essere di dimensioni molto, ma molto, più contenute. Questo solo se gli impianti e le ultime ristrutturazioni fossero state fatte “a norma”.
Per l’incendio all’Ospedale che ha spaventato la città il 13 maggio ci sarebbero quindi già due indagati, e cioè i responsabili della ditta che ha svolto gli ultimi lavori di ristrutturazione di quell’edificio del Santi Giovanni e Paolo andato a fuoco.
Gli interventi sarebbero stati compiuti senza tener conto delle norme di sicurezza e, nonostante ciò, alla consegna dei locali, avrebbero attestato comunque di averne tenuto conto.
A questo punto il pubblico ministero Francesco Crupi, che conduce l’indagine con il procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito, potrebbe aprire un fascicolo con ipotesi di reato di incendio colposo.
Il clamoroso sviluppo, in quello che tutti hanno definito “incendio accidentale”, è emerso con la consulenza tecnica da parte del perito nominato dalla Procura, Angelo Golfetto.
L’esperto avrebbe verificato che le fiamme si sarebbero propagate piuttosto facilmente nell’edificio a causa, verosimilmente, delle misure di sicurezza antincendio trascurate.
L’Asl 12 nel procedimento si dichiarerà parte offesa, avendo subito danni per circa un milione di euro (solo per pura fortuna l’incendio non aveva provocato vittime, essendo stati da poco trasferiti i pazienti da lì), ma resta da capire comunque come l’azienda sanitaria, che vanta nei suoi quadri dirigenti, architetti, geometri e una buona struttura di servizio per progettazioni e manutenzioni come ufficio tecnico, non si sia accorta dell’anomalia o che il lavori non fossero stati eseguiti “a regola d’arte”.
Redazione
16/9/2015
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