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Il prete sgozzato ha provato a ribellarsi. Cronaca di quei minuti

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Il prete sgozzato ha provato a ribellarsi. La cronaca di quei minuti

Solo qualche giorno fa scrivevamo: Camion sulla folla a Nizza, 84 morti, 30 sono bambini. L’inconsistenza delle parole.
L’inconsistenza delle parole: una riflessione che ci prende anche oggi ad ascoltare il discorso di Francois Hollande sentendo ripetere che i valori dell’amicizia, della fratellanza, possono battere la violenza.

Nessuno di noi è al sicuro. Non c’è un posto dove lo Stato Islamico non possa arrivare.
La guerra è arrivata in Europa, tra noi, su un treno, allo stadio, al tavolino di un bistrot, sul lungomare o in una chiesetta di campagna.
Il villaggio di Saint-Etienne-du-Rouvray non ha niente di simbolico, niente di importante, per volerla identificare con una certa civiltà occidentalizzata, globalizzata e blasfema.
Invece la guerra è arrivata lì, in una chiesetta di campagna, dove la vita è lenta, sa di fieno.

A meno di due settimane dalla strage di Nizza il terrorismo targato Isis torna a scuotere la Francia in preda all’angoscia per un fenomeno che ormai colpisce indistintamente non soltanto a Parigi: dalla capitale e la sua sterminata banlieue fino a Nizza e a un’anonima chiesa di provincia in Normandia si allunga la scia di sangue.

Nella cronaca ormai quasi settimanale dell’orrore oggi ci sono un anziano sacerdote sgozzato mentre dice messa, un fedele ferito gravemente ma non in pericolo di vita e altri tre ostaggi sotto choc, dopo esser stati usati come scudi umani.

“Vinceremo questa guerra”. Uccidere “un prete significa profanare la République”, ha avvertito questa sera in tv il presidente Hollande, lanciando un nuovo appello all’unità. Per Manuel Valls obiettivo dei terroristi è “scatenare una guerra di religione”.

Il procuratore antiterrorismo, Francois Molins, ha confermato che uno dei due jihadisti che hanno assaltato la parrocchia di Saint-Etienne du Rouvray era più che noto alla polizia. Per ben due volte Adel Kermiche, 19 anni, nato a Rouen, tentò di arruolarsi con l’Isis in Siria, venne incarcerato, e posto sotto controllo giudiziario con braccialetto elettronico.
L’identificazione del secondo assalitore è ancora in corso.

L’attacco.
Sono le 9:25 del mattino quando i terroristi irrompono nella chiesetta di Saint-Etienne, borgo residenziale a sud della zona industriale di Rouen.
Padre Jacques Hamel, il sacerdote di 86 anni celebra la messa insieme a quattro fedeli. Comincia
l’orrore.

Padre Jacques Hamel viene costretto a mettersi in ginocchio, lui cerca di difendersi ma è l’inizio della fine. Sgozzato senza pietà, tra le urla, davanti a tre suore e una coppia di fedeli, mentre uno dei boia filma la scena.
Hanno “fatto una specie di sermone in lingua araba intorno all’altare. Era orribile”, racconta suor Danielle, uno degli ostaggi ancora sotto choc, che riuscirà miracolosamente a fuggire avvertendo i soccorsi.

La zona a tempo di record viene presidiata da agenti dalle teste di cuoio. Dalla descrizione di Molins emerge che gli ostaggi vengono usati come scudi umani.

Prima – ha spiegato – si tenta “una trattativa attraverso la porta secondaria” ma i Robocop di Gendarmeria e Police Nationale non possono entrare perché “i tre ostaggi si trovavano in posizione di muro”.

Improvvisamente dall’ingresso principale escono due suore e un fedele, i terroristi avanzano coperti subito dietro di loro. Tenevano i coltelli in pugno – anche una finta cintura esplosiva – e gridavano ”Allah Akbar”, racconta Molins. Poi la pioggia di colpi.

Per gli ostaggi rimasti in v ita è la fine di un incubo – i due assalitori sono ormai morti, a terra – ma all’interno della chiesa è profondo rosso. Per Padre Jacques non c’è più speranza.

Un altro fedele di 86 anni ferito gravemente viene ricoverato insieme ad altri due feriti lievi. In serata Molins annuncerà che l’anziano signore non è più in pericolo di vita.

Mentre l’Isis rivendica l’attacco sul sagrato un poliziotto riconosce il corpo di uno dei due assalitori. Si tratta appunto di Adel Kermiche, ben noto ai servizi anti-terrorismo perché l’anno scorso per due volte aveva tentato di raggiungere la Siria per unirsi alla jihad e per due volte era stato arrestato e condannato a un anno di prigione.

Rilasciato il 22 marzo scorso, era in libertà vigilata con il braccialetto elettronico ma poteva uscire di casa ogni giorno dalle 8.30 alle 12.30.
Esattamente l’orario in cui ha colpito stamattina.

In paese alcuni lo descrivono come un tipo “normale”, “calmo” e “tranquillo”, amava la “musica” e le “ragazze” e sognava di “fare il modello”. “Non sapevo fosse stato in Siria”, dice un vicino. La sua “radicalizzazione’ sarebbe cominciata dopo la strage a Charlie Hebdo.

Le indagini subito scattate hanno portato finora al fermo di un sedicenne algerino il cui fratello – ha riferito il Procuratore – era oggetto di un mandato d’arresto per avere cercato di andare in Siria. Ancora in tarda serata nessun particolare sull’identità del secondo assalitore.

Il fatto che Kermiche sia riuscito a perpetrare il suo atroce piano malgrado il braccialetto rilancia polemiche velenose sulla sicurezza. Hollande, che in tarda mattinata si è recato sul posto, insieme al ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, torna a chiedere coesione e unità.

A un anno dalle presidenziali del 2017 il capo dell’opposizione, Nicolas Sarkozy, torna a dire che ora “dovrà cambiare tutto”. A destra, qualcuno propone di creare una ‘Guantanamo alla francese’ Il Front National di Marine Le Pen tuona contro le chiacchiere dei governanti.

Mentre Marion-Maréchal Le Pen si arruola nella riserva militare e chiede a tutti “i giovani patrioti di fare lo stesso”. Hollande ribatte che il terrorismo va sconfitto con “tutti i mezzi” ma sempre nel quadro dello “stato di diritto.

Nella Francia in stato d’emergenza fino al 2017 tornano le bandiere a mezz’asta, un altro devastante lutto nazionale in appena due settimane.

La conferenza episcopale invita tutti i cattolici di Francia a partecipare venerdì prossimo a “una giornata di digiuno e preghiera per la pace e per il nostro Paese”.

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