La notizia di un religioso che lascia l’abito dei Camilliani per fuggire con la donna di cui si è perdutamente innamorato, una volontaria della sua ex struttura, e nella fuga trattiene accidentalmente – secondo le accuse – la cassa dell’Ordine, non poteva passare inosservata.
Siamo nella terra di Brancati, fra le strade barocche di Acireale, dove usi e costumi sono spesso ancora “all’antica” e dove nei bar ora non si parla d’altro.
Vincenzo Duca, 45 anni, e Gabriella sono al centro della vicenda, assieme ai 28 mila euro pare sottratti al sostegno di un ospedale africano in Benin.
Vincenzo era rettore della «Casa Sollievo» che offre pasti e vestiario a poveri e migranti. Lei, «la sua bella», come si sente sussurrare in piazza Duomo ammiccando sul cognome della volontaria innamorata, ha 35 anni, è bionda con occhi azzurri.
L’accusa della ruberia, sostenuta dai Camilliani e dal loro avvocato Giampiero Torrisi, estensore della denuncia alla Procura di Catania, viene smentita con decisione dal fuggitivo innamorato, però.
Vincenzo giura di non avere infranto il settimo comandamento: «Non ho rubato un centesimo, può esserci stato un equivoco e bastava chiarirlo, in attesa del mio definitivo sganciamento dall’Ordine. Invece l’infondato sospetto di avere utilizzato i fondi a scopi privati è la leva per trasformare una storia d’amore in una vergogna. Per sporcare un rapporto limpido. Come ho voluto fare senza accettare l’idea di trasformare la mia convivente in amante. No, noi ci amiamo, decisi a sposarci».
La vicenda.
Il rettore camilliano del centro di prima accoglienza per poveri ed emarginati “Casa Sollievo di San Camillo” di Acireale (Catania), un 44enne originario del Palermitano appartenente all’Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi, sarebbe fuggito con una volontaria della struttura e 27.900 euro dell’ente di beneficenza.
A presentare nei suoi confronti per conto dei religiosi Camilliani una denuncia, “per una condotta appropriativa”, alla Procura della Repubblica di Catania è stato il legale del Centro, l’avvocato Giampiero Torrisi. La notizia è emersa grazie al quotidiano “La Sicilia”.
Al religioso, che era anche capo amministratore dell’Istituto Giovanni XXIII di Riposto – scrive ancora il quotidiano – era stata affidata la completa gestione economica della provincia siculo-napoletana dell’Ordine fondato da Camillo De Lellis.
La notizia è stata confermata dal legale. “Sulla vicenda immagino la Procura della Repubblica stia facendo accertamenti – ha detto Torrisi – per verificare quanto abbiamo denunciato. Tutto il resto, la fuga d’amore e quant’altro dal nostro punto di vista è del tutto irrilevante, è un dato neutro. L’unica cosa che noi rileviamo e la condotta appropriativa rispetto a somme che servivano per il sostentamento delle missioni, prevalentemente per quelle estere dei Camilliani. Riteniano sia stata una condotta significativamente grave”.
Paolo Pradolin
24/04/2016
(cod padreca)
(foto: di repertorio, non collegata alla notizia)