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Il Natale che non c’è. Invito ai lettori: scriviamo chi sono i dimenticati

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albero di natale bigliettini appesi
Scusino le lettrici e i lettori se scrivo in prima persona questo monologo diario che mi spunta in testa come un abete senza addobbi e confinato in un bosco che la mente ha voluto conservare.

Non mi piacciono le luci, i colori sfavillanti che il Natale senza colpa ci consegna per mezzo di chi vuole festeggiarlo a modo suo e si pregia di cercare la bellezza in un via vai appassionato di luminarie e contorni scintillanti con tutti i sinonimi che adesso non mi vengono in mente perché c’è ombra in questo mio Natale e ho paura delle luci.

Ho paura che nascondano e circoscrivano ancor di più nell’abbaglio, la solitudine di chi non riesce a viverle queste radiose giornate, perché privo di tutto: di un tetto, di un lavoro e persino della propria dignità.

Non mi piacciono i discorsi tipo aiutiamo i poveri, perché a Natale diventiamo tutti più buoni. Non perché non siano veri e perfino giusti, ma perché stridono con il mio sentire che si rivolge all’ingiustizia, che ricerca caparbiamente, anche quando qualche porta gli si sbatte in faccia, di restituire ad ogni uomo e donna della terra un proprio habitat, un diritto, un sentirsi ricordato, tra gli ultimi, i dimenticati, accettato da ogni essere umano.

Non faccio elenchi, invito voi, care lettrici e cari lettori del nostro giornale, a scrivere chi sono per voi i dimenticati di questo e altri Natale.

Sarebbe bello ascoltarvi perché la voce, la parola, può essere un dono che ci meritiamo. Tutti, nessuno escluso.

Grazie

Andreina Corso

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13 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Per me, che sono credente, il senso del Natale sta nella Pasqua. Quel Gesù che è morto in croce e risorto, viene a Natale per ricordarmelo.
    Come avviene quando vogliamo ricordare una persona cara che ci ha lasciato ripercorrendo i vari momenti della sua vita fin dalla nascita, così è anche per Gesù: è proprio perché crediamo nella sua morte e risurrezione che esiste il Natale.
    Gesù, un Dio che si è fatto uomo per vivere come e accanto all’uomo insegnando, con la sua stessa vita umana, l’amore verso tutti, soprattutto verso gli ultimi, i più emarginati, i dimenticati, senza distinzione alcuna.
    Ma chi sono i dimenticati, ci chiedi
    Il pensiero si rivolge subito alle persone povere, senza casa, senza lavoro, come giustamente tu dici.
    Ma, quelle persone sole che magari ci abitano accanto, magari sono anziane e acciaccate che possono vivere anche in una casa confortevole ma nessuno le va a trovare, nemmeno i loro figli o parenti, non fanno forse parte anche loro dei dimenticati?
    E quanti bambini, anziani, portatori di handicap che, pur vivendo all’interno di famiglie apparentemente normali, sono lasciati a se stessi, non sono forse anche loro dei dimenticati? Per non parlare degli ammalati negli ospedali e nelle case di riposo e chi più ne ha più ne metta …..
    E noi che ci stiamo parlando non ci sentiamo, forse, qualche volta, dimenticati?
    Certo non dobbiamo ricordarci di queste persone solo a Natale, per mettere a tacere la coscienza! La solidarietà e la condivisione dovrebbero essere una costante della nostra vita.
    Ecco allora che il Natale, per me, diventa un punto di partenza per riprendere il cammino con questa consapevolezza e anche un’esortazione ad essere sempre vigile ai bisogni di chi mi passa accanto.
    Per quanto riguarda le luci e gli addobbi che potrebbero essere motivo di allegria, come mai a volte ci rattristano? E’ che ognuno li vive in base al proprio stato interiore del momento o in base al proprio vissuto.
    Anche le effimere luci possono avere un cuore che ricorda momenti di grande calore vissuti in famiglia quando ci si ritrovava tutti insieme a festeggiare il Natale.
    Grazie Andreina per aver scritto questo articolo. Mi hai dato un’opportunità per riflettere.
    Buon Natale a tutti
    Anna Dsb

  2. Buonasera! Leggendo le risposte di chi mi ha preceduta, mi verrebbe da sottoscriverle tutte. Mi permetto quindi di aggiungere soltanto che ciò che stiamo sempre più dimenticando, o almeno così mi pare, è lo stesso Spirito del Natale. Per cogliere questo spirito, non occorre affatto essere credenti, non occorre neppure amare il concetto di “spirito” (sono fra coloro i quali non ne vanno pazzi), se non nel senso molto laico di “senso” (scusate il gioco di parole). Ecco, a me sembra che ci si stia dimenticando del senso stesso del Natale che, per tutti, penso consista nel “rinnovare i voti”, e cioè rinnovare sempre la speranza che, nonostante tutto (il “freddo” e il “buio”), e con il nostro impegno, le cose possano migliorare, nonché la responsabilità che dovrenmo sempre coltivare in primis verso noi stessi. Sarò ingenua, o utopista, ma resto dell’idea che se davvero tutti avessimo seriamente maggior cura di noi stessi, e non è un impegno da poco, almeno metà di problemi dell’Uomo sarebbero risolti. Per esempio, sarebbero dimezzate le spese sanitarie, al punto che, con le risorse risparmiate, si potrebbe far studiare i figli dei meno abbienti … Quand’ero bambina, durante le famigerate ore di catechismo, ci proponevano di rinunciare all’ennesima fetta di panettone o pandoro in nome di chi non se ne poteva permettere neppure una. Oggi come oggi, chi non si può permettere neppure un panettone o un pandoro? Costano così poco che fanno sorgere più di un sospetto circa la reale genuinità dei loro ingredienti … Dunque, per dirne una, il colesterolo alto è democraticamente a disposizione di tutti. Dice che certe pratiche religiose, come i digiuni, son nate quasi istintivamente proprio per ragioni salutistiche: beh, a pensarci bene, non erano (o non sono) comunque dettami così peregrini … Un laico ma “spiritualmente” impegnato buon Natale a Tutte/i!

  3. Il vero dimenticato è il popolo che è ridotto in povertà, come chi ha una pensione da miseria e raccatta quel che può dai cassonetti e dagli scarti dei negozi e supermercati, per loro il Natale non c’è.

  4. I vecchi, gli anziani nelle case di riposo, sono dimenticati, io li vedo tutti i giorni e vi assicuro che è una tristezza vederli così rassegnati ad aspettare qualcuno che non arriva.

  5. Il Natale è la festa di tutti, ognuno se lo plasma a proprio uso e consumo sia per i ricchi che per i poveri. I ricchi spendono perchè possono, i poveri raccolgono le briciole extemporanee di coloro che sentono il bisogno di lavarsi la coscienza. Il 25 dicembre per alcuni è un giorno come un altro, aggravato dalla malinconia e nostalgia delle cose perse, per quelle mai realizzate. L’articolo 3 della nostra Costituzione è una chimera, non si risce a mantenere alta l’assicella per 365 giorni. Perchè i poveri dovrebbero essere contenti che arriva il Natale? Dovrebbero gioire per la felicità di coloro che possono celebrare le festività sontuosamente, chi modestamente, ma comunque sempre meglio di troppe persone che hanno poco o nulla da festeggiare. Ai poveri rimane la speranza di un mondo migliore, più giusto, più solidale, ma lo dicono anche i ricchi…ecco il paradosso, alla fine diciamo e sosteniamo tutti le stesse cose ma viviamo rigorosamente divisi, buon Natale a tutti, ognuno alla propria maniera!
    Francesca

  6. Vi ricordo gli animali che sono i più dimenticati di tutti, non hanno voce e dipendono da noi, ricordiamoci anche di loro e non solo a Natale, non abbandoniamoli e aiutiamoli per piacere

  7. Vorrei dire a Chiara che il silenzio talvolta non è muto. Diciamo tante cose nel nostro silenzio e tante ancora sono in sospeso nel silenzio altrui. Sbloccare il silenzio reciproco potrebbe essere utile per superare ogni isolamento, anche psicologico, oltre a quello che appartiene ai grandi vuoti, ai grandi silenzi che pur da lontano assistono al nostro guardare l’invisibile altrove.
    Grazie, Chiara

  8. Troppi silenzi rimangono inascoltati…..
    Auguro a tutti per questo Natale di riuscire ad ascoltare chi è vicino e lontano….e a sentirsi capiti…
    Molto interessante l’idea di dare voce alle cose e alle persone importanti…troppo spesso…dimenticate…

  9. Grazie Patrizia, continuo volentieri il ragionamento e la condivisione delle idee ed effettivamente è vero che si rischia la retorica quando si toccano alcuni aspetti della nostra vita e ancor più vicino a Natale, ma penso che valga la pena di correre questo rischio, perché l’alternativa potrebbe somigliare al silenzio.
    Oggi, come ieri del resto, c’è una parte enorme di umanità, che soffre per dirla con Erich Fromm “del suo mal di denti”, e ha ragione io credo di suggerire questa verità:quando stiamo male, sentiamo un dolore che spesso non ci permette di vedere, sentire quello degli altri.
    Che fare quindi? Le ricette potrebbero essere tante a patto che l’ingrediente più importante si chiami giustizia, per tutti e per ognuno. Ognuno di noi può mettere nel paniere un pezzetto di sforzo, una briciola di sé rivolta al superamento delle ingiustizie, nel modo che vuole, che preferisce, che può.
    Grazie infinite per aver voluto condividere il suo pensiero con tutti noi, cara Patrizia.

  10. Gent.le Andreina, non è un compito facile, si rischia la retorica….in questo momento dove tutto è crollato, dove esiste la paura di vivere e si va verso il rifugio in ciò che porta lontano dalla realtà di tutti i giorni. Il mio pensiero va all’uso ormai “normale” della droga e dei suoi derivati, dell’alcoolismo come divertimento (?). Alla movida notturna imposta come moda. Al bullismo ed a tutte le devianze negative che predominano oggi nella nostra società, al WEB. C’è qualcuno che può portare voce e dire basta al Grande Fratello, ai social di Maria De Filippi, alle trasmissione di Barbara D’Urso, alla Vita in Diretta come a Quarto Grado ed a tutte quelle trasmissioni che ci martellano con gli orrori? Posso cambiare canale, certo! C’è qualcos’altro di meglio, un libro, mi risponderà…non è da tutti. Le divulgazioni di massa vincono con la buona lettura. Come diceva Walt Disney ” Chiediti se ciò che stai facendo oggi ti avvicina al luogo in cui vorresti essere domani”, impossibile pensare al domani. Siamo tutti dimenticati, hanno tolto l’allegria, la speranza, la fantasia. Ci hanno delusi, hanno chiuso il cuore, l’anima e bloccato il pensiero. L’allegria e la serenità sono contagiose….hanno trovato gli antidoti!

  11. Grazie Serena per aver scritto e il tema del lavoro perso è tra quelli che sono più dolorosi e urgenti. Perdere il lavoro è come non sentire più la terra sotto i piedi e chi ha provato questa sensazione sa che tutto crolla e che il nostro sentire e vivere si modifica, cambia il colore al cielo e al domani.
    grazie davvero

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