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Il mio nome è Shylock – Il Mercante di Venezia rivive

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Ricorre il 400esimo anniversario dalla morte del bardo William Shakespeare e la casa editrice inglese Hogart Press, fondata nel 1917 da Leonard e Virginia Woolf, ha avviato un progetto internazionale, affidando a dei celebri autori contemporanei la riscrittura in chiave moderna delle maggiori opere del drammaturgo. Per l’occasione, vi presentiamo Il mio nome è Shylock, ispirato a Il mercante di Venezia, scritto dal vincitore del Man Booker Prize 2010, Howard Jacobson (Rizzoli Editore, pagg. 304, € 19).

La storia è un po’ diversa dalla celebre operta del bardo. I protagonisti sono due uomini che si ritrovano in un cimitero del Cheshire: Strulovich, ebreo, filantropo e collezionista di opere d’arte, invischiato in una crisi familiare e Shylock, il ”mercante di Venezia” nato dalla mente di Shakespeare, sospeso in un limbo di rabbia e risentimento, perfetto per le domande che si pone l’altro uomo. Tra loro nasce un’amicizia. Poco distante da Strulovich abita Plurabelle, una donna che vive tra mondanità e chirurgia plastica, suo amico fedele e D’Anton, un dandy che allieta le feste dei ricchi e si ritroverà costretto a far da Cupido con la figlia di Strulovich, dovendo rinunciare alla sua ”libbra di carne”.

Il debito, la questione ebraica, l’amore, i rapporti padre-figlia, sono questi i temi al centro della narrazione, trattati in chiave moderna da Jacobson. Shylock ritorna in vita insieme ai suoi turbamenti, dispensando consigli, quasi fosse un fantasma contemporaneo impossessatosi del corpo di un uomo; al suo fianco uno come lui, o quasi, un ebreo poco credente.

Ad unirli la stessa preoccupazione: il futuro delle proprie figlie, con le quali hanno un rapporto di amore e odio. Jessica, figlia di Shylock scappata rinnegando le proprie origini e Beatrice, figlia di Strulovich, fuggita a Venezia con un calciatore filo-nazista, tradendo la sua famiglia e il suo popolo.

Strulovich è l’unico che può capire tutta la rabbia e il risentimento che cova nel cuore Shylock e l’unico con il quale abbandonarsi ad una miriade di domande esistenziali. A muoverli la smania di vendetta e, in contrapposizione, la volontà di perdonare: ciò che cercano, in fondo, è loro stessi una riconciliazione, con le figlie e il mondo.

Plurabelle e l’amato amico D’Anton, due ricconi del jet set che abitano poco lontano da Strulovich, saranno implicati nelle vicende di Beatrice, perfetti antagonisti e partecipanti di questa tragedia umana fatta di azione e riflessione, in un gioco di parti avvincente, che non annoia, bensì avviluppa il lettore.

Jacobson utilizza una scrittura simile a quella del premio Pulitzer, Philip Roth, con dialoghi fitti che costruiscono e smontano teorie, quasi quanto una piéce teatrale, facendo riflettere sulla condizione umana e dimostrando che dopo secoli, i temi affrontati da Shakespeare parlano ancora al cuore dell’uomo.

Oltre all’autore, gli scrittori coinvolti nel progetto sono: uscito nel 2015 Jeanette Winterson con Lo spazio del tempo, tratto da Il racconto d’inverno, Margaret Atwood per La Tempesta (nel 2017), Tracy Chevalier per Otello, Jo Nesbø per Macbeth, Anne Tyler per La bisbetica domata, Edward St Aubyn per Re Lear e Gillian Flynn per l’Amleto.

Alice Bianco

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