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‘Il Discorso del Re’, al Teatro Goldoni di Venezia dal 13 novembre

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Si apre la stagione teatrale e il Teatro Goldoni di Venezia porta sul suo palco la versione teatrale del film che ha trionfato agli Oscar 2011. “Il discorso del re”, con e di Luca Barbareschi, inauguerà la stagione di prosa dal prossimo 13 novembre.

Siamo nella Londra tra gli anni Venti e Trenta, Albert è il secondogenito affetto da balbuzie di Re Giorgio V. Dopo la morte del sovrano, il timido duca di York si troverà a salire al trono dopo che il fratello, Edoardo, a causa dell’amore per la divorziata Wallis Simpson, si è visto costretto ad abdicare. Amato dal proprio popolo, Bertie, come era solito essere chiamato dall’adorata moglie Elisabetta, dovrà imparare a non balbettare più e si rivolgerà, così, al logopedista Lionel Logue che grazie ad una terapia che mischia il teatro alla seduta psicanalica aiuterà il Re a salire al meglio sul trono d’Inghilterra.

Nel ruolo che fu al cinema di Colin Firth qui troviamo Filippo Dini, timido ed insicuro Bertie, ad interpretare invece il ruolo di Geoffrey Rush vedremo Luca Barbareschi nel doppio ruolo di regista ed interprete. Ma quello che in pochi conoscono, è che l’opera, prima di diventare il capolavoro di Tom Hopper al cinema, nasce proprio come testo teatrale scritto dallo sceneggiatore David Sadler.

Il dramma personale e le vicende storiche si fondono ne “Il discorso del Re” che parla prima di tutto di un uomo, delle sue difficoltà e dell’amicizia insolita instaurata con il proprio logopedista, senza dimenticare però il background storico in cui è inserito.

““Il discorso del re” – ha dichiarato il regista Barbareschi – si inserisce nel filone dove il teatro resta soprattutto un inno alla voce e all’importanza delle parole. […] Tutta la vicenda è costituita da una incessante partitura dialettica che ricorda la necessità di adoperare le giuste parole da parte del potere, e forse proprio in questa epoca storica è una lezione che andrebbe ripetuta sovente, anche perché una storia acquista maggior valore se tramandata ai posteri attraverso un persuasivo impianto oratorio.”

La potenza dell’opera è quella di bilanciare con sapienza l’iroina e il dramma, i toni leggeri con quelli più introspettivi e malinconici, fino a scoprire un uomo, Albert, che rappresenta l’Inghilterra con tutte le sue paure e il suo bisogno di dimostrare il suo valore.

“E’ una bellissima storia – continua il regista – sul senso di responsabilità e sulla dignità del ruolo, anche quando tale ruolo non è atteso né desiderato, sulla solidarietà familiare e sulla forza di volontà che permette di superare ostacoli apparentemente insormontabili.”

Alice Bianco, Sara Prian

[16/10/2013]

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il discorso del re luca barbareschi

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