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Iachini e Mandorlini, cambiare o non cambiare, questo il problema

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Iachini e Mandorlini, cambiare o non cambiare, questo il problema

Alla fine c’è stato chi ha deciso e chi e rimasto immobile ed entrambi hanno fatto apparentemente la scelta peggiore. Parlo di Palermo ed Hellas Verona, che nei confronti dei propri allenatori hanno optato per decisioni diametralmente opposte.

I rosanero sono stati vittime dell’ennesimo colpo di “genio” del presidente Maurizio Zamparini che, nonostante la vittoria sul Chievo ha esonerato Iachini. Una scelta questa, priva di qualunque senso di logica e che finalmente è stata criticata anche da due importanti elementi della rosa palermitana: Maresca e Vasquez. Entrambi i giocatori hanno lanciato tramite i social network il proprio disappunto, andando contro il presidente. Verrebbe da dire finalmente!

Da anni Maurizio Zamparini fa il bello e il cattivo tempo e licenzia e assume allenatori come si beve un bicchier d’acqua. Soggetti del genere fanno malissimo al mondo del calcio, benché essendo società private, siano in pieno diritto di agire secondo coscienza. Il problema è che tale soggetto, ogni anno si dichiara pronto a lasciare il Palermo e il mondo del calcio. Schifato dall’ambiente e dalla situazione, senza rendersi conto che è proprio parte integrante del lato negativo di questo sport. Le ragioni che lo hanno spinto ad esonerare Giuseppe Iachini (“non aveva più in pugno la squadra”), non regge assolutamente ed è più frutto di un assurdo capriccio. Dove pensava di arrivare dopo che ogni anno smantella la rosa per incassare e senza sostituire in modo adeguato? Il Palermo si deve salvare e Iachini stava portando in porto l’obbiettivo senza problemi.

Chi sulla carta invece doveva cambiare guida tecnica e non lo ha fatto è stato l’Hellas Verona. Sconvolgente sconfitta casalinga nello scontro diretto con il Bologna, in attesa di una sfida proibitiva con il Napoli. Dopo dodici partite senza vittorie e un gioco latitante, il cambio della guida tecnica era la situazione più scontata. Invece Andrea Mandorlini ha ricevuto l’ennesimo attestato di fiducia da parte della dirigenza, convinta che solo lui sia in grado di risollevare le sorti della squadra.

Le giustificazioni addotte riguardano principalmente la lunga lista di infortuni ma sembra un modo troppo facile per spiegare l’ultimo posto. La verità è che i gialloblu non hanno mai espresso un vero gioco, fin dall’inizio ci si è limitati al lancio lungo per Luca Toni. Dopo il suo infortunio, con Pazzini si è adoperato lo stesso sistema, quando l’ex milanista è palesemente un attaccante con caratteristiche diverse. Proprio questo è quello che manca all’Hellas Verona, una alternativa di schema e impostazione d’attacco. Pazzini è una punta che necessita di un compagno che lo lanci verso la porta e non può tenere palla e far alzare la squadra, come Toni.

Se in dodici partite Mandorlini non ha trovato soluzioni (per sua stessa ammissione), difficilmente lo riuscirà a fare da questo momento in poi. Serviva una scossa ad un ambiente depresso e il cambio di mister poteva essere l’unica soluzione. Nonostante non vi fossero grandi alternative a disposizione. Con la conferma, la società ha scelto quindi la seconda opzione che, prevede un radicale restailing al mercato di gennaio. Senza nessuna garanzia di riuscita.

A sei punti dalla salvezza, serve davvero un miracolo.

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