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Fratellini presi a scuola dalla polizia e tolti ai genitori, la decisione definitiva in questi giorni

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bambino di cittadella prelevato da scuola

Sono passati nove mesi da quando tre fratelli sono stati prelevati da scuola dagli assistenti sociali del Comune e dai poliziotti e accompagnati in una comunità protetta. Un episodio che allora aveva fatto discutere inevitabilmente. Indiscutibilmente un dramma familiare. La decisione definitiva in merito alla questione arriverà in questi giorni.

Chissà cosa avevano pensato quei tre bambini quando hanno visto attivare a scuola la polizia, l’assistente sociale, che vengono “prenderli” e poi trasportati in un posto che non è la loro casa. Chissà se qualcuno si è interrogato sulla correttezza di questa modalità che mette dei bambini all’angolo, che vengono umiliati davanti a tutti e poi trascinati in una comunità protetta.

All’anima della psicologia! Si sa che i Servizi sociali tendono ad agire per il meglio e in buona fede, e che quando si tratta di minori, si sentono in obbligo di difenderli, di portarli via da una famiglia, che evidentemente, come in questo caso, non li rassicurava.

Le condizioni della casa in cui vivevano i bambini, secondo il loro giudizio, non erano sufficientemente igieniche, tanti animali in casa, e poi l’insinuazione odiosa di maltrattamenti e malnutrizione.

I genitori hanno però negato e negano quella valutazione, respingono che tutto ciò sia vero e si sono affidati all’avvocato Francesco Miraglia per poterlo dimostrare.
Da qualunque parte lo si guardi questo è un dramma, a viverlo e soffrirlo sono dei bambini e anche se la famiglia di Vicenza può non aver corrisposto ai canoni educativi d’obbligo, occorrerà capire perché una loro bambina sia fuggita dalla comunità per raggiungere i genitori e la casa da cui era stata allontanata.

La bambina, come un fratello, verranno ascoltati dal giudice onorario Gabriella Coppola, così ha deciso il Tribunale dei minori, perché è solo attraverso l’ascolto che si può comprendere appieno lo stato d’animo dei bambini, le loro relazioni familiari.

La decisione del giudice, per Paolo Roat, responsabile nazionale per la tutela dei minori, è quella giusta e si allinea alla convenzione di New York sui diritti del fanciullo, riconoscendo nella loro parola, nel loro diritto ad essere ascoltati, la parte più importante di qualsiasi pratica legale. Se le valutazioni di psicologi e assistenti sociali sono indispensabili quando si cerca di leggere una situazione problematica, ancor più lo è la lettura dei sentimenti dei bambini.

Delicata sarà e dovrà essere la futura analisi su quella famiglia. La bambina dice di star bene con i suoi genitori, si è rifiutata di tornare in comunità, ha bisogno, come i suoi fratelli della sua famiglia.

Adesso che il mondo adulto, anche istituzionale ha violato la parte più vulnerabile dei fratellini, arrivando improvvisamente a scuola e procurando loro una ferita che sarà difficile rimarginare, gli esperti di pedagogia, psicologia, i giudici e il tribunale dovranno cercare di riconoscere e mettere insieme le relazioni esistenti tra quella famiglia e i loro figli. E se è il caso, di aiutarli, per farli stare insieme.

Andreina Corso

(nella foto: fotogramma del programma tv “Chi l’ha visto” che si è occupato del caso del “bambino conteso” di Cittadella)

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