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Uccide l’investitore di sua moglie “La giustizia non esiste”

Fabio Di Lello non ha resistito nel vedere l'investitore ancora libero ad un anno dall'incidente. Ha sparato a Italo D’Elisa poi è andato al cimitero ed ha appoggiato la pistola sulla tomba della moglie

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Uccide l'investitore di sua moglie "La giustizia non esiste"

Italo D’Elisa, è disteso a terra, freddato da quattro colpi di pistola di fronte al bar, Drink Water. E’ l’ultimo atto di una tragedia iniziata il primo luglio scorso. Quella sera, Roberta Smargiassi, ragazza di 33 anni, solare, una cascata di riccioli bruni e un largo sorriso, passava in motorino ad un incrocio. Per lei era verde. Ma una Fiat Punto passa col rosso e la travolge. Lei finisce contro il semaforo. Muore poco dopo. Era la moglie di Fabio Di Lello, calciatore dilettante, proprietario della panetteria più famosa di Vasto. A ucciderla, per una disattenzione, al volante della Punto, era stato Italo D’Elisa.

Fabio Di Lello ieri si è fatto giustizia a modo suo, senza aspettare processi e sentenze. Fabio ha ucciso Italo e poi è tornato al cimitero sulla tomba di Roberta. Non c’era giorno che non ci andasse. Stava lì. Parlava con la donna che aveva sposato nell’ottobre del 2015. Piangeva per la sua morte. E le prometteva giustizia. Ma la giustizia che desiderava non arrivava. Italo era stato accusato di omicidio stradale, ma non era finito in cella.

”Una tragedia nella tragedia”, ha detto il capo della procura vastese Giampiero Di Florio.
Non c’era giorno che Fabio Di Lello non andasse in quel cimitero. Ogni giorno da quando sono stati celebrati i funerali della sua amata moglie, Roberta. Ogni giorno per fermarsi davanti alla lapide per accarezzare la foto della donna che aveva sposato nell’ottobre del 2015. C’è chi dice che si fermasse addirittura, qualche volta, persino a mangiare. Su quella tomba Di Lello ha lasciato la pistola con la quale ha compiuto l’omicidio, dentro una busta di plastica, prima di consegnarsi alla giustizia.

La pistola come pegno d’amore ”Ti ho vendicata io”. forse come prova per una promessa fatta su quella tomba. “Mi chiedo, dov’è giustizia? Mi rispondo, forse non esiste! Non dimentichiamo, lottiamo, perché non ci sia più un’altra Roberta”, scriveva Fabio su facebook.

La vittima, Italo D’Elisa, l’investitore di Roberta, era imputata di omicidio stradale ed era stata rinviata a giudizio qualche mese fa: a breve avrebbe avuto la prima udienza dal gup e lo attendeva una pesante condanna. Dopo l’incidente, Italo era stato sottoposto a tutte le analisi e non era stato trovato né in stato alcolico né sotto effetto di sostanze. Ma da quel giorno, anche per il fatto che l’imputato della morte della moglie era a piede libero, gli ‘scontri’ sui social e tra le varie fazioni si erano fatti pesanti.

Manifestazioni con cortei per ‘chiedere giustizia’ da parte dei familiari di Roberta, con Fabio in testa, scontri sui social, liti mediatiche, la fiaccolata passando davanti all’ospedale fino al Palazzo di Giustizia, la preghiera nella Cattedrale San Giuseppe.

Dopo aver appoggiato la pistola sulla tomba di Roberta, Di Lello si è consegnato ai carabinieri presso la Compagnia dei Carabinieri di Vasto assieme ai suoi avvocati Giovanni Cerella e Pierpaolo Andreoni che laconicamente affermano: “Quello che si è compiuto oggi è un grande tragedia”.

“La mia Roberta mi è stata rubata, rubata ai propri sogni, ai progetti di vita, rubata al suo desiderio di essere madre, rubata al mio amore, agli amici, al suo amore per la vita, al suo sorriso, ai suoi genitori a tutti noi”. Sono le parole di Fabio Di Lello annunciando, nello spazio
dedicato ai lettori del portale ‘zonalocale’ una messa in suffragio per la moglie Roberta Smargiassi il 2 agosto scorso.

“Hanno trasformato il nostro dolore e la sua morte come fosse un videogioco”, aggiungeva Fabio per poi proseguire “Mi chiedo, dov’è giustizia? Mi rispondo, forse non esiste!”

(foto: Roberta e il marito Fabio Di Lello)

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