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Eleanor Oliphant sta benissimo – Il romanzo psicologico di Gail Honeyman

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Ti brucia dentro, ti spinge a continuare a leggere, a conoscere di più la sua protagonista: è ”Eleanor Oliphant sta benissimo” (Garzanti Editore, pagg. 352, €17,90) il romanzo d’esordio della scrittrice scozzese Gail Honeyman, che ha vinto il Costa First Novel Award e presto diventerà anche un film.

Eleanor Oliphant ha trent’anni, una laurea in lettere classiche e da nove lavora in una agenzia di grapich design, dove si occupa di contabilità. È una persona all’apparenza normale, ha tutto nella media: dal lunedì al venerdì lavora fino alle 17.30 e il venerdì sera, mentre tutti si danno ai bagordi, lei si concede una pizza margherita e vodka con cui si lascia andare. I colleghi dell’ufficio la prendono in giro, fuorché Raymond, un tecnico dei computer che si avvicinerà a lei, ma sarà quando ad un concerto incontrerà l’uomo dei suoi sogni, che l’abitudinaria Eleanor cambierà.

”Se qualcuno ti chiede come stai, si aspetta che tu risponda BENE. Non devi dire che la sera prima ti sei addormentata piangendo perché erano due giorni di fila che non parlavi con un’altra persona. Devi dire: BENE”, questa la verità raccontata da Eleanor, una ragazza che pian piano il lettore comincera a conoscere, sia attraverso gli occhi di lei, che indagando sul suo essere, sul vero Io che pian piano fuoriesce.

A tenerla in vita, lei che ne ha passate di tutti i colori, è la voglia di vivere, di dimostrare il suo essere sopravvissuta ad una madre che la maltrattava, fisicamente e psicologicamente: la sua parola d’ordine è infatti, resilienza. Come dice lo psicologo Pietro Trabucchi, ”Gli antichi connotavano il gesto di tentare di risalire sulle imbarcazioni rovesciate con il verbo resalio. Forse il nome della qualità di chi non perde mai la speranza e continua a lottare contro le avversità, la resilienza, deriva da qui”.

Risalire in superficie, districarsi tra i meandri della coscienza, del passato non del tutto dimenticato, che fa ancora male e imprigiona nelle sue fiamme la difficile esistenza di Eleanor, lei rimasta tutto ad un tratto da sola, a combattere con i sensi di colpa, che decide di cercare di pensare ad altro e rifarsi una vita.

In ”Eleanor Oliphant sta benissimo”, a farla da protagonista è quindi la solitudine, tant’è che può capitare di accostare la figura della giovane a quella di Frankenstein: una ragazza vista e descritta come un essere anormale, un ”mostro” della società, che in verità però è solamente un essere umano bisognoso di amore incondizionato.

Raymond sarà uno dei personaggi più importanti per la rinascita di Eleanor, la aiuterà, ma non sarà il solo, a dare un taglio a quel cordone ombelicale materno, a farle assaporare quella normalità e quella voglia di far parte della società, che la protagonista non ha mai potuto sperimentare.

Inno al piacere dello stare con gli altri, un’indagine psicologica interiore, un inno a combattere per migliorare costantemente la propria vita, è questo ”Eleanor Oliphant sta benissimo”, uno dei bestseller, che abbiamo capito perché, ha tenuto il lettore col fiato sospeso e con la mente impegnata.

Alice Bianco
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