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Dilettanti allo sbaraglio: la corrida Verona

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Hellas e sampdoria a reti inviolate, ma entrambi hanno provato a vincerla

Dopo aver assistito all’ultima spiaggia, perché questo è stata per l’Hellas Verona la partita casalinga con il Crotone, ho sentito tifosi e soprattutto giornalisti che non comprendevano la contestazione dei tifosi. Oppure la trovavano assolutamente inutile.

Sinceramente a Verona i giocatori sono sempre stati abituati bene, difficilmente hanno subito fischi e contestazioni. Anche nei momenti più bui della storia degli scaligeri, la curva non ha mai abbandonato lo stadio prima della fine della partita. Per questo ciò che è accaduto domenica 21 gennaio, entrerà di diritto negli almanacchi Gialloblù.

Il problema nasce a monte, l’intero ritorno in serie A è stato gestito in modo errato e con situazioni al limite del surreale.

La vicenda Antonio Cassano e il suo tira e molla è stato solamente l’inizio che doveva lasciar presagire a un funesto futuro. Il trattamento riservato a Giampaolo Pazzini (con i suoi 23 goals ha trascinato la squadra in A), ha minato la credibilità della dirigenza. Non ha giocato le prime partite perché considerato non pronto e alla fine le panchine in successione, si sono rivelate un modo per spingere il giocatore ad andarsene. Per liberarsi dell’oneroso ingaggio che la presidenza non è più intenzionata a accollarsi, la stessa presidenza che ha avvallato un contratto quinquennale a un trentenne.

Acquisti tutti basati su prestiti e nessun degno “sostituto” della punta centrale, il più assurdo equivoco di questa squadra, da una parte Pazzini non rientrava più nei piani ma si è scelto Kean come sostituto e poi titolare fisso. Un diciasettenne in prestito secco dalla Juventus, con pochissima esperienza e soprattutto ancora acerbo. Non può certo sorreggere sulle spalle l’attacco di una squadra che deve salvarsi.

Nel complesso però, sono stato uno dei sostenitori di questa rosa, la reputavo e la reputo tuttora in grado di raggiungere la salvezza ma a questo punto con un altro allenatore.

In ventuno partite Fabio Pecchia non ha trovato ancora una formazione base, continua a cambiare ruolo ai giocatori, posizionandoli addirittura fuori ruolo. Daniel Bessa falso nove delle prime giornate ha rasentato il ridicolo.

Nonostante tutto questo, fino alla sfida con la squadra di Zenga, la salvezza era ampiamente alla portata ma ci ha pensato il calciomercato a dare il colpo di grazia.

Il direttore sportivo all’inizio del mercato di gennaio indice una conferenza stampa in cui dichiara che il presidente non mette soldi nella società da due anni e non ha più intenzione di metterne. Perché come ha sempre sostenuto, l’Hellas Verona si deve autoalimentare da solo. Sarà forse un caso che tutti questi discorsi escano da quando l’inchiesta del Corriere di Verona prima e l’Espresso poi hanno fatto emergere le indagini nei confronti di Volpi. Patron dello Spezia e presunto “finanziatore” di Maurizio Setti.

Tutta questa situazione ricorda molto da vicino l’epoca di Giambattista Pastorello, quando il fallimento della Parmalat (a cui Pastorello e il Verona erano molto legati) compromise la società scaligera. Prima retrocessione e poi svendita totale che neanche ai saldi di gennaio.

Visto il mercato fino ad ora, non siamo molto lontani dalle spese a costo zero: Petkovic e Matos in attacco, Boldor e Vukovic per la difesa.

Il primo ha sempre militato in serie B, segnando al massimo dieci goal nella Ternana, quindi non certamente il bomber che a suon di reti ti conduce alla salvezza. Il secondo non mai trovato spazio da titolare nelle ultime esperienze e negli ultimi mesi scaldava la panchina a Udine.

Boldor è un ritorno a Verona, dopo aver fatto la riserva in serie B si è trasferito nel campionato Canadese con la bellezza di cinque presenze. In fine Vukovic, un ventinovenne ex panchinaro dell’Olympiakos che ha visto il campo col contagocce in Grecia. Alla faccia dei rinforzi insomma.

In uscita sul mercato ci sono praticamente tutti, da Pazzini a Romulo, fino a Bessa e Zuculini; insomma gli unici da cui si può incassare plusvalenze.

In tutto questo, il mister ci mette del suo facendo esordire dal primo minuto Petkovic e Matos nella partita fondamentale. Se l’ex Udinese ha dimostrato un po’ di tecnica, la punta centrale invece ha dimostrato di non sapere neppure cosa sia l’area di rigore.

Nella pochezza generale il presidente ha nuovamente confermato la fiducia a Pecchia, una mossa inspiegabile perché con tredici punti in ventuno giornate viene da chiedersi: ma questa squadra quando comincerà a raccogliere punti? Contro chi? Al momento nessuno.

Il Presidente sembra quasi prigioniero del direttore Fusco.

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