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Decreto Minniti sulla sicurezza, non c’è pace senza giustizia

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Sbaraccato campo rom abusivo Marghera

Il Daspo, acronimo di Divieto di Accedere alle manifestazioni sportive, è una misura prevista dalla legge italiana al fine di contrastare il fenomeno della violenza negli stadi o palazzetti di qualunque disciplina sportiva.
Ora il Daspo si allarga alla città e le polemiche non mancano.

Il Ministro dell’Interno Marco Minniti, stretto fra le maglie della sicurezza e nello stesso tempo invitato a non ledere i principi inviolabili della libertà, perde la pazienza. Il suo decreto sulla sicurezza è considerato da molti, Roberto Saviano in primis, un provvedimento di destra che colpisce le persone più deboli e indifese.

Anche i sindaci, insiste Saviano, che da tempo chiedono “mano libera” e poteri nei confronti degli ‘indesiderati’, dovrebbero preoccuparsi della vera e propria criminalità. Invece s’infierisce, sempre dal punto di vista degli oppositori del Daspo, su chi vive il disagio sociale anziché sui motivi di malessere che andrebbero accolti e rimossi.

Anche il sindaco Luigi Brugnaro chiede più poteri e la possibilità di far passare una notte in cella a chi è violento o imbratta la città, e il Ministro Minniti più irritato che mai, insiste nell’affermare che il decreto sulla sicurezza urbana vuole contestare i crimini e che non è contro le persone deboli.

Ora sarebbe interessante interrogarsi sul concetto di sicurezza, ci viene in mente un’affermazione cara a Marco Pannella, che diceva, “non c’è pace senza giustizia”, facendo di questa frase un enunciato politico e umano di spessore, a significare che è la mancanza di giustizia a indurre le persone a star male e a mostrare il loro malessere in modo certamente discutibile, (ubriacandosi, dando in escandescenze, diventando rissosi e altro ancora), ma degno di essere letto e interpretato.

Ma quel che non si comprende è la soluzione prevista, che non cancella a un senza tetto la realtà di non avere una casa, a un disoccupato un posto di lavoro, a un disperato di trovare la quiete. Altre situazioni, come la delinquenza e lo spaccio di droga riguardano altre competenze ministeriali.

La sicurezza, insiste il ministro Minniti, è un bene comune e la gestione amministrativa affidata ai sindaci diventa una risorsa. “L’unica percorribile, perché in grado di declinare le politiche della sicurezza in chiave moderna, democratica, e inclusiva. Dunque rinunciando a declinarla solamente come ordine pubblico. La dico semplice – perché una piazza sia sicura la notte, è necessario che sia presidiata da una macchina della polizia, non c’è dubbio. Ma anche che quella piazza sia illuminata e resa agibile da politiche sociali di inclusione, oltre che di decoro urbano. Ecco, il mio decreto sulla sicurezza è questa cosa qui”.

Se queste sono le premesse perché Roberto Saviano e con lui molti cittadini si preoccupano a causa di questo Decreto? Non ci sta Marco Minniti a passare per razzista e classista e si sfoga su La Repubblica. “Questa idea che il decreto serva ai sindaci per ripulire i centri storici delle città, confinando i marginali ancora più ai bordi, significa semplicemente non aver letto quel decreto. Il sindaco non ha nessun potere di disporre il Daspo, vale a dire l’allontanamento amministrativo di un soggetto da una determinata area della città, perché quel potere è e resta dei questori. Il sindaco ha solo il potere di segnalare le aree urbane su cui concentrare gli sforzi di controllo del territorio. Inoltre, l’obiettivo di questo strumento non saranno i clochard o chi rovista in un cassonetto della spazzatura, ma, per dirne una, qualche spacciatore seduto davanti a una scuola o una discoteca, o magari un writer cui sarà chiesto di ripulire un bene comune che ha imbrattato”.

E assicura di aver scritto quel decreto con l’approvazione dell’ANCI, di non avercela con i clochard o gli immigrati, ma che ha agito avendo in testa solo il bene comune e orientando a pari passo, sicurezza e libertà.

Ma Roberto Saviano è indignato e rincara su facebook: “Il Decreto Minniti sulla sicurezza urbana, considerato da questo Governo cosa di “straordinaria necessità e urgenza”, è un provvedimento di destra, intriso di razzismo e classismo. Tanto valeva introdurre il colore della pelle come fattore discriminante, si sarebbe dissolta ogni ipocrisia.
I sindaci, per ripulire i centri storici delle città, avranno il potere di allontanare chiunque venga considerato “indecoroso”, non occorre che sia indagato o che abbia commesso un reato. A queste persone il sindaco potrà applicare un “mini Daspo urbano”. Daspo, perché in Italia tutto è calcio e tifo, anche la politica.

Stiamo assistendo alla criminalizzazione dell’uomo anche quando per fame rovista in un cassonetto della spazzatura per prendere ciò che altri hanno buttato via. Domandiamoci ora quale sarà il risultato di questo decreto vergognoso: centri storici magari ripuliti dai clochard e dagli immigrati, ma periferie ghetto.

E ciliegina sulla torta: il decreto doveva contenere anche l’obbligo di codici identificativi per le forze dell’ordine, ma l’emendamento (troppo di sinistra, invero) è stato nottetempo cancellato. (il Ministro ha promesso e assicurato di riproporlo n.d.r).

Scappasse dal PD chiunque ha ancora rispetto per l’uomo, ma a quel politico non saprei quale partito consigliare: il M5S si è astenuto perché il decreto sarebbe “una scatola vuota senza fondi né risorse, e molto probabilmente rimarrà lettera morta”. E se non rimanesse lettera morta? Non sarebbe stato più dignitoso un minoritario (230 favorevoli e 56 contrari) ma umano NO?
L’astensione e il silenzio hanno tutto il sapore della complicità”.

Tante considerazioni che ognuno leggerà secondo il “suo sentire”, per misurare l’approvazione o meno a questo decreto, che s’introduce nella nostra personale responsabilità, anche quando “si chiede” che le mense per i senza fissa dimora vengano spostate nelle periferie per questioni di decoro e di opportunità. Anche quando alcuni genitori tolgono i loro figli dalla classe “perché ci sono troppi stranieri”, anche quando si fanno le barricate per non ricevere nella propria città o paese una decina di richiedenti asilo.

Dice qualcosa il decreto in merito? Sì, non c’è pace senza giustizia.

Andreina Corso

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