Il calcio italiano è sotto l’occhio del ciclone: prima il ‘frocio’ di Sarri, poi lo ‘zingaro’ di De Rossi. E sopra tutto permane la regola omertosa che resiste nella mente dei conservatori: quello che succede in campo deve restare in campo.
Sarri se l’è cavata con due giornate di squalifica da scontare nella prossima Coppa Italia, il romanista non è stato deferito al Giudice sportivo. La Procura federale Figc non ha potuto inviare a Tosel le immagini del labiale dell’insulto («Stai muto, zingaro di m…») perché non rientrano nella casistica prevista.
De Rossi non può però stare completamente tranquillo: la Procura federale potrebbe aprire un fascicolo con quanto appreso dalle immagini tv, riservandosi di interrogare le parti. A questo punto si aprirebbe però una contraddizione: Sarri ha ricevuto una punizione tenue perché l’insulto verso Mancini non corrispondeva alla realtà, in quanto era stato dato dell’omosessuale in maniera dispregiativa «a una persona notoriamente eterosessuale».
Mandzukic non è uno zingaro, ma senza regole chiare si deve passare all’interpretazione. E’ stato lanciato un insulto volendo colpire la natura della persona usando un argomento che non è confutabile come la sua nazionalità croata?
La discriminazione tra i due casi è ora il tema che aleggia.
Paolo Pradolin
26/01/2016