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Le cose che non so di te, il racconto de il Treno degli orfani negli anni ’20

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Edito da Giunti (Traduzione Sara Reggiani), ‘Le cose che non so di te‘ di Christina Baker Kline ci conduce a scoprire un pezzo di storia sconosciuto ai più, quello del cosiddetto ‘Treno degli orfani’ in un libro che allo stesso tempo ci commuove e ci fa riflettere sulla situazione di molti bambini e ragazzi in giro per il mondo, attraverso una prosa mai banale che alterna il passato al presente.

Molly ha solo diciassette anni ma continua a finire nei guai. Adolescente ribelle di due genitori adottivi, è sotto sorveglianza dei servizi sociali e ogni pomeriggio deve andare dall’anziana signora Vivian per aiutarla a pulire la casa. L’incontro tra le due non è certo dei più promettenti: Molly ha sempre il broncio, parla a monosillabi, veste totalmente di nero e ha sfumature blu notte nei capelli. Ma Vivian è una donna speciale a cui la vita ha tolto e regalato tanto: non si fa certo intimidire dall’aspetto di Molly. E per di più, le due hanno qualcosa che le accomuna: anche Vivian infatti è un’orfana che, come tanti bambini nella sua situazione, venne messa sul “treno degli orfani” per trovare famiglia. E quando Molly capisce di poterla aiutare a dipanare il mistero che da tanti anni la perseguita, la scintilla dell’amicizia più profonda e sincera libererà entrambe.

«Sto imparando a mimetizzarmi, o sembrare come tutti gli altri, anche se dentro sono a pezzi».

Due donne, un’adolescente e un’anziana signora con qualcosa in comune: il dolore e la conoscenza della perdita e della solitudine, due elementi senza tempo e senza età.

Le prove della vita, sembra dirci Baker Kline, si trovano in ogni epoca e colpiscono ad ogni età. Molly e Vivian vivono la loro gioventù in epoche completamente diverse, che l’autrice alterna in una partitura perfetta che cambia epoca appena hai voglia di sapere di più per lasciarti con il fiato sospeso e con la voglia di continuare a leggere, ma quello che hanno provato, l’essere sbattute a destra e a sinistra, non è mai cambiato.

Ed è grazie a questo parallelismo che l’autrice, così come ha fatto Jamie Ford nelle sue opere, ci porta a conoscere un periodo storico, quello del ‘Treno degli orfani’, poco conosciuto, ma che ha segnato prima della Guerra e segna tutt’ora la vita di migliaia di ragazzini ora diventati adulti.

I tempi, come detto, sono cambiati dagli anni ’20, ma di ragazzi e bambini spediti, è proprio il caso di dirlo, in altre famiglie ce ne sono ancora e la sofferenza raccontata da questo libro diventa così universale.

Le cose che non so di te, apre il cuore e la mente sulla situazione di molti giovani considerati problematici, facendo capire come la loro sia, il più delle volte, solamente una maschera, una corazza, un grido muto d’aiuto, di ricerca d’amore. Perché è proprio l’amore il motore di tutto, che cambia le persone, ma anche il racconto, l’esternare il nostro passato, proprio come fa Vivian, funziona da catarsi per accettare la sua esistenza e ritrovare negli occhi di un’altra persona se stessa.

Un libro commovente, pieno di sentimenti veri, che fa riflettere e allo stesso tempo emozionare grazie ad una prosa scorrevole e ben costruita.

[28/04/2014]

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