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Cose Nostre – Malavita (The Family), lì dove il mob movie diventa comedy. Di Sara Prian

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La famiglia Manzoni, capeggiata da Giovanni (Robert De Niro) ex capo della mafia di Brooklyn, deve ancora una volta cambiare città per essere protetti dall’FBI. L’uomo si trasferisce quindi con la moglie Maggie (Michelle Pfeiffer) e i figli Belle (Dianna Agron) e Warren (John D’Leo) in Francia. Ma anche qui, il pericolo, si nasconde dietro l’angolo.

“Cose nostre – Malavita”, titolo italiano per la pellicola semplicemente intitolata “The Family”, prosegue principalmente attraverso due binari. Il primo è quello di rendere omaggio alla carriera di Robert De Niro che da habitué del cinema gangster si è saputo reinventare (alla grande) come attore di film commedia. Besson, attraverso questa pellicola infatti, fa una summa del lavoro di “Bob” e gli dedica addirittura una scena in un piccolo cinema di città dove lui, spettatore normale, vede “Quei bravi ragazzi”.

Dall’altro lato, invece, la pellicola si fonda fortemente sulle idiosincrasie dei protagonisti verso gli abitanti della cittadina e, se si vuole vederla più globalmente, degli americani verso i francesi. Il tutto raccontato con estrema ironia dalla telecamera di un regista franco, che ha lavorato tantissimo negli Stati Uniti.

Il problema di “Cose nostre – Malavita” però è sulla sceneggiatura che, se da una parte funziona anche grazie ad un cast che riesce a prendersi in giro da solo e tra le quali spunta la promettente Dianna Agron, dall’altra gira troppe volte su se stessa adagiandosi, su buona parte del film, sulle scenette e gli sketch di una famiglia americana che non riesce ad integrarsi con le maniere francesi. Per tutta la prima parte, infatti, il film è cosparso, con molte probabilità volutamente, dai cliché e luoghi comuni che, dopo un po’, finiscono per stancare.

Di buono c’è però un finale adrenalinico, ricco d’azione ed esplosioni che ricorda il meglio della filmografia di Besson e di Martin Scorsese a cui si vuol fare apertamente omaggio.

Un film godibile, divertente, con una discontinuità ed alternanza continua di generi che se da una parte potrebbe dar fastidio, dall’altra potrebbe diventare il punto di forza di una pellicola che viaggia perennemente tra il mediocre e il buono.

Sara Prian

[20/10/2013]

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