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Conegliano, apre la portiera mentre passa il ciclista: morto 63enne

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Ciclista morto, ucciso da un colpo fatale avvenuto sbattendo contro una portiera che si apre.
Conegliano teatro dell’ennesima tragedia della strada, questa volta non dovuta ad una collisione stradale tra mezzi.

Il ciclista si è trovato improvvisamente l’ostacolo davanti in quanto la signora che stava parcheggiando ha spalancato la portiera.
L’uomo morto a causa dell’impatto aveva 63 anni. La figlia, che era presente ed ha assistito al dramma, è sotto choc.

L’incidente è avvenuto sabato mattina. E’ questione di un attimo, la fretta, le cose da ricordare, i mille pensieri per la testa, e la distrazione colpisce. Una leggerezza che spesso capita a chi sta per scendere dall’auto, fortunatamente non così gravi conseguenze. E dire che tutti noi ricordiamo che è una delle prime cose che ci insegnano nelle scuole guida: prima di aprire la portiera controllare lo specchietto. Anzi: è consigliato aprire la portiera con la mano contraria per essere obbligati a girarsi.

Il destino, però, non considera le avvertenze. E ieri mattina se ne sono viste le drammatiche conseguenze.
Il ciclista amatoriale sopraggiungeva proprio in quel momento, mentre in un momento di spensieratezza si godeva la pedalata del sabato mattina.

Francesco Vazzoleretto è il nome della vittima, era un pensionato 63enne di Spresiano. L’uomo non ha potuto evitare l’ostacolo di quella portiera spalancata improvvisamente e la scena è avvenuta davanti agli occhi della figlia che pedalava dietro di lui, a pochi metri di distanza.

Conegliano, in provincia di Treviso, teatro della tragedia avvenuta in via Lourdes, una strada che comporta delle difficoltà a causa di due corsie strette, una ciclabile e i parcheggi contigui.

Tra ciclisti e automobilisti non sono infrequenti le diatribe, e quasi sempre sono i primi a rimetterci quando ci sono delle conseguenze. Questa volta non si è trattato di un comportamento volontariamente soverchiante, però, questa volta la matrice è inequivocabilmente una disattenzione.

L’automobilista, una 69enne coneglianese, non si è proprio accorta delle biciclette in arrivo. Aveva appena parcheggiato la sua Fiat Punto ed ha spalancato lo sportello. «Non li avevo visti» ha detto agli agenti della polizia locale intervenuti per i rilievi.

Francesco Vazzoleretto non ha avuto scampo, il torace ha avuto un urto violento contro la portiera mentre il collo colpiva lo spigolo con la lamiera che ha penetrato provocando una profonda ferita e una grave emorragia.

Pochi minuti ed è spirato, sull’asfalto, davanti agli occhi atterriti della figlia di 35 anni. L’ambulanza, subito arrivata, ha, alla fine, dato assistenza a lei, ulteriore vittima dell’incidente, ricoverata in stato di choc.

Luca Calloni

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  1. Non si tratta di “destino” cieco e distratto. Le responsabilità, tante volte denunciate, sono di decenni di cattiva amministrazione della viabilità a Conegliano. Una città in cui gli amministratori hanno sempre pervicacemente gestito la circolazione stradale esclusivamente ad uso delle automobili, convinti, nella loro atavica arretratezza culturale, che solo le automobili portino prosperità e che pedoni e ciclisti siano cittadini di scarsa importanza (economica, l’unica che conta).
    Associazioni come Liberalabici da decenni insistono sulla pericolosità, oltre che sull’ingiustizia, di un sistema in cui piste ciclabili e marciapiedi siano del tutto trascurati da sindaci, assessori, tecnici e vigili di Conegliano.
    Adesso è arrivato il morto. Non se ne farà niente lo stesso: è stata una fatalità, un “destino”; aspettiamo che la memoria dello choc svanisca e poi torniamo a chiudere gli occhi sulle mille e una infrazioni che gli automobilisti compiono ogni giorno sotto lo sguardo inerte dei vigili urbani, il cui motto è “non disturbare il conducente”. E infatti non si vede un vigile in tutta la città, e i ciclisti che resistono alla paura di circolare in questo inferno lo fanno a loro rischio e pericolo, senza alcuna difesa né protezione da parte dell’amministrazione e delle forze dell’ordine.
    Questo concetto, affermato ripetutamente dalla maggioranza (sempre la stessa) in consiglio comunale, è ribadita anche dal comandante dei vigili: non reprimere, lasciare che il sistema si autoregoli.
    Ingiustizia programmata. Morto programmato. Che destino e destino!

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