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Abusi sessuali su sordomuti: religiosi in carcere, suora ricercata con mandato internazionale

Squallida e atroce storia che coinvolge la scuola per sordomuti in Argentina “Antonio Provolo” e la sua filiale di Verona, l’Istituto Provolo italiano

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Catene e abusi sessuali su sordomuti: religiosi in carcere, suora ricercata con mandato internazionale

Difficile dover pronunciare e scrivere la parola religiosi per esseri umani capaci di approfittare del corpo e della debolezza di ragazzi che frequentavano la sede di Lujàn per sordomuti in Argentina “Antonio Provolo” e la stessa cosa succedeva a Verona, dove nell’Istituto Provolo italiano, si consumavano atroci violenze fisiche e sessuali nei confronti di giovani privi della facoltà di parlare e sentire, indifesi e alla mercé di indicibili violenze e brutalità, dove si usava ogni mezzo coercitivo, catene comprese.

È don Nicola Corradi, ai domiciliari in Argentina, ottantaduenne di Verona, al centro di questa amara vicenda, venuta alla luce nel 2009, per poi spegnersi inspiegabilmente nella prescrizione. Oggi, la denuncia di tante vittime, che hanno raccontato le violenze subite ha permesso di riaprire l’inchiesta, che a Verona, la procuratore Angela Barbaglio, sta svolgendo dall’inizio dell’anno, per dar voce e riscatto alle vittime, per togliere il silenzio, all’indifferenza e all’ignavia.

Don Corradi, ora in carrozzina, è finito in nel carcere di Boulogne Sur Mer (poi ai domiciliari per l’età e condizioni di salute) e con lui altri quattro camerati dell’istituto, implicati in questa storia dell’orrore, vissuta dentro una stanza raggiungibile dopo lunghe labirintiche attraversate fatte di scale, botole ingabbiate sul pavimento che conducevano in quell’inferno, dove uomini di “fede” hanno esercitato la peggior dottrina umana ( e una suora, Kosaka Kumico che sembra coinvolta e per ora latitante, ma inseguita da un mandato di cattura internazionale).

La verità ora è leggibile, anche grazie anche a una ragazza argentina che ha appena compiuto diciott’anni e ha testimoniato, ha tirato fuori la voce che non ha e con i suoi mezzi ha rivelato ciò che gli occhi hanno visto e patito. Il pubblico ministero Gustavo Stroppiana, ha chiesto la verifica e poi la chiusura della struttura delle “nefandezze”.

E a casa “nostra?” Verona mostra le sue ferite: nella casa madre dell’istituto, ex allievi che ora sono adulti vissuti con questo peso nel cuore, la stessa storia di violenze abusi inflitti da 25 religiosi.

L’associazione “Antonio Provolo” con la Onlus “Rete l’Abuso”, si affidano nuovamente alla Procura per chieder giustizia e per rivendicare le responsabilità dell’Istituto, che pur sapendo, a loro giudizio ha taciuto, fino a manomettere e nascondere documenti che avrebbero potuto inchiodarlo e costringerlo a pagare penalmente il silenzio e la complicità.

Chiedono chiarezza e riscatto attraverso una nuova indagine, che dovrà toccare il nervo scoperto e dolorante di una storia che ha visto come protagonisti bambini e adolescenti senza voce e parola, vittime di atrocità compiute da menti malvagie in un luogo mascherato da istituto di fede.

Penoso il riferimento all’Italia e all’Argentina, che ci aveva abituati all’immagine di due paesi che si congiungono attraverso la presenza di Papa Francesco e la forza del suo messaggio d’amore.

Andreina Corso

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