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Cassazione: ok bimbo con 2 madri, Comune di Venezia dovrà registrare all’anagrafe

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Cassazione: ok bimbo con 2 madri, Comune di Venezia dovrà registrare all'anagrafe

Grazie alla Corte di Cassazione, il piccolo Marco – nome di fantasia – ha visto finalmente riconosciute le sue due mamme anche dalla legge italiana.

E ora dovrà farlo anche l’anagrafe di Venezia, che finora non aveva dato seguito alla richiesta delle due donne – sposate all’estero e unite civilmente anche in Italia – di registrare entrambe nel certificato di nascita del bimbo.

Il Comune di Venezia dovrà quindi presto adeguarsi e scrivere accanto al nome di Marco i due cognomi delle madri.

La Corte di Cassazione prosegue il suo cammino nel riconoscere i diritti delle coppie gay e delle famiglie ‘arcobaleno’.

In Italia questo caso è il terzo e dà l’ennesimo via libera all’iscrizione all’anagrafe, stavolta a Venezia, di un bambino come figlio di due donne.

Le due donne sono cittadine italiane che si sono coniugate all’estero, una delle quali lo aveva partorito a Londra dopo la fecondazione eterologa.

L’ufficio dello stato civile britannico, in questo caso quello del quartiere upper class di Kensington e Chelsea, aveva registrato il bambino con due atti successivi come figlio di entrambe le ‘mamme’.

La legge permette di far ratificare in Italia un provvedimento emesso all’estero, così la coppia aveva chiesto di fare agli uffici veneziani ricevendo un ‘no’. Il rifiuto era stato poi confermato nel 2015 dal Tribunale e poi dalla Corte di Appello di Venezia.

Per i giudici della Corte d’Appello, invece, la richiesta della coppia, “non è contraria all’ordine pubblico internazionale”.

Nel suo verdetto (sentenza 14878), la Cassazione non ignora ed anzi ricorda che la legge 40 sulla procreazione assistita, pur dopo gli interventi della Consulta che hanno ampliato la possibilità di ricorrere alla fecondazione eterologa, prevede tuttora dei ‘paletti’ stabilendo che “i conviventi siano di sesso diverso e che la procreazione assistita si effettui in caso di sterilità della coppia”.

“Tuttavia, trattandosi di fattispecie effettuata e perfezionata all’estero e certificata dall’atto di stato civile di uno Stato straniero, si deve necessariamente affermare”, dice la Suprema Corte, “che la trascrizione richiesta non è contraria all’ordine pubblico (internazionale)”.

A questa posizione – che ad alcuni sembrerà un escamotage per aggirare due leggi, quella sulla maternità assistita e quella sulle unioni civili che ha lasciato in sospeso la questione dei figli delle coppie gay – la Cassazione arriva seguendo la giurisprudenza della Corte dei diritti umani che mette in primo piano “la preminenza dell’interesse del minore” e il suo diritto “al riconoscimento ed alla continuità delle relazioni affettive anche in assenza di vincoli biologici ed adottivi con gli adulti di riferimento”.

I supremi giudici sempre più ‘liberal’ quando si tratta di diritti civili, dichiarano che “al fine di valutare il contenuto dell’ordine pubblico internazionale, almeno per quanto attiene agli Stati componenti del Consiglio d’Europa, è sicuramente rilevantissima la giurisprudenza della Corte Edu, interpretativa della Convezione europea dei Diritti dell’Uomo”.

Con il riferimento al Consiglio d’Europa e alla giurisprudenza della Corte di Strasburgo, che non è una istituzione comunitaria, la Cassazione supera anche l’ostacolo ‘Brexit’.

La Convenzione Onu sui diritti dei minori è un altro dei capisaldi citati dagli ‘ermellini’ perché “costituisce un vero e proprio statuto” dei diritti dei più piccoli e indifesi stabilendo il “principio di uguaglianza tra minore e minore contro qualsiasi discriminazione”.

Si tratta, di fatto, di un richiamo anche alla nostra Costituzione per “l’impegno ad eliminare gli ostacoli che impediscono lo sviluppo della persona umana, riguardante ogni individuo, in particolare quelli soggetti a discriminazione tra cui storicamente possono considerarsi le coppie omosessuali”.

A settembre la Cassazione aveva riconosciuto l’atto di nascita di un bambino nato da due italiane sposate in Spagna e poi divorziate. A giugno, la stepchild adoption per una coppia di romane con bimba figlia di una delle due partner.

Per il senatore dem Sergio Lo Giudice “di nuovo la Cassazione indica la strada del riconoscimento di due genitori dello stesso sesso, nell’interesse del bambino. Lo fa facendosi strada in punta di diritto fra la giurisprudenza nazionale e comunitaria, nel rispetto delle convenzioni internazionali e dei principi della Convenzione europea dei diritti umani. Lo fa nell’assordante silenzio del Parlamento che continua a ignorare la crescente presenza delle famiglie omogenitoriali e dei loro figli. Un silenzio che non potrà durare a lungo, se ne facciano una ragione i reazionari di tutti gli schieramenti”.

(foto di repertorio)

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