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Una bussola per i diritti nei nuovi decreti penitenziari

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Rivolta nel carcere di Padova ieri
Sono trascorsi quattro anni dall’ammonimento imbarazzante della Corte europea dei diritti umani che ha bocciato il sistema carcerario italiano, ritenendolo disumano per le condizioni umilianti di degrado offerte a chi deve scontare una pena in carcere.

Incalzato dalla spinta e dal lavoro quotidiano degli esponenti del mondo Radicale, di Marco Pannella, Emma Bonino, Marco Cappato e del mondo del volontariato, il ministro Andrea Orlando ha voluto ottemperare al rispetto dell’Articolo 3 della Convenzione della Corte di Strasburgo del 1950 che proibisce la tortura e i comportamenti inumani degradanti, come quello di vivere in spazi troppo ristretti per lungo tempo e di non essere tutelato nel caso di violazione dei diritti del recluso.

Alla fine del 2010 i detenuti nelle nostre carceri sono 68mila e il sovraffollamento supera il tasso del 170%, anche a causa della legge Bossi Fini sull’immigrazione in primis, poi la Fini Giovanardi sulle droghe e infine la Cirielli sulla recidiva.

Di fronte ad una situazione insostenibile con persone costrette a vivere ammucchiate in cella, l’associazione Antigone aiuta i detenuti a prendere coscienza della loro condizione e dei loro diritti e a presentare ricorso alla Corte europea, mentre si muovono altre associazioni come Non c’è Pace Senza Giustizia e il meritorio contributo della Rivista Ristretti Orizzonti di Padova, di Radio Carcere e di Rita Bernardini che da anni seguono e denunciano ingiustizie e violazioni e lavorano per il raggiungimento di condizioni di civiltà verso chi sta scontando una pena.

Oggi sono 58mila i reclusi nei 190 istituti penitenziari , ottomila in più di fine 2015 (grazie ad una serie di depenalizzazioni), quindi il sovraffollamento attuale corrisponde al 116%, meglio del 170%, ma ancora insufficiente per il rispetto dei criteri di Strasburgo.

Che cosa succederà ora? I decreti sono stati approvati e dovranno assumere la giusta dimensione e studiarne l’applicazione e i tempi di realizzazione. I temi della Riforma sono il rilancio delle misure alternative, l’assunzione di personale debitamente ‘formato’ e di oltre 300 assistenti sociali. Il superamento dell’ergastolo ostativo, l’intensificazione e i rapporti fra dentro e fuori il carcere, il lavoro, l’affettività, i legami, l’uso delle tecnologie, la trasformazione degli istituti penitenziari per minori in dipartimenti a indirizzo pedagogico e educativo.

La realizzazione di case ( Icam – come quella di Milano voluta dall’ex assessore Francesca Corso, modello riconosciuto e imitato in Europa) per le donne detenute con bambini piccoli, perché è inconcepibile pensare a bambini in carcere e indecente che sia stato possibile ed è ancora così in tante situazioni.

La ricostruzione dentro questi decreti difesi allo strenuo dal ministro Andrea Orlando che ha avuto il merito di resistere alle pressioni di segno diverso, appoggiato dal senatore Luigi Manconi e deputati democratici ( da più pene, più rigore, a buttiamo via le chiavi), purtroppo dichiarate da esponenti del Parlamento della Repubblica, annuncia una nuova bussola che dovrebbe segnare i diritti, la dignità, perché l’uomo rimane sempre un uomo, anche quando sconta i propri errori in carcere.

E quando da un istituto penitenziario esce un uomo, una persona migliore, anche noi diventiamo migliori, aumenta la percezione di civiltà che appartiene al nostro essere e sentirci umani.

Andreina Corso

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