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Brugnaro e il terreno dei Pili: deciderà il sindaco o l’imprenditore?

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Essere sindaco e insieme imprenditore talvolta può creare incompatibilità ed equivoci che oggi anche il Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro si trova a dover affrontare, non senza quell’alone di polemica che caratterizza il delicato settore delle conciliabilità istituzionali.

La Società Porta di Venezia, proprietaria del Terreno i Pili, con un ricorso al Tar respinge la sollecitazione del Ministero all’Ambiente a provvedere in tempi brevi al progetto di funzione e di bonifica dell’area che si trova a Mestre, all’inizio del Ponte che conduce a Venezia.

E la richiesta del resto consegue gli esiti di una conferenza di servizi risalente al 2010, relativamente agli accordi programmatici su Marghera. La vertenza si fa sempre più intricata, nel senso che ‘Porta di Venezia’ figura tra le proprietà associate del Sindaco e nel ricorso è naturalmente coinvolta la città, nella figura del suo primo cittadino e della stessa Città Metropolitana.

Luigi Brugnaro si trova a vivere un ruolo “a specchio” che mette insieme l’imprenditore e il Sindaco, impegno non semplice e soggetto a critiche e polemiche. Un difficile ruolo per il primo cittadino, che ha incaricato l’ Avvocatura Civica della Città metropolitana che si è costituita a difesa del Ministero dell’Ambiente. Strategica appare la rilevanza giuridica della vertenza, che indica la Provincia, quale ente deputato per gli ordini delle bonifiche, come recita il testo unico del 2006.

Difficile scovare il bandolo che può districare la questione, mentre le opposizioni in Comune si stanno mobilitando per verificare “eventuali” inconciliabilità che potrebbero interessare proprio l’identità imprenditoriale del Sindaco in rapporto al suo ruolo istituzionale.

Potrebbero emergere solo situazioni “sconvenienti” afferma Felice Casson, che sta valutando con i colleghi gli eventuali conflitti d’interesse, che si rilevano anche in altre situazioni, come la Scuola di Vetro di Murano Abate Zanetti, di proprietà del sindaco e lo consiglia a questo proposito “di affidare ad un ad un soggetto terzo, totalmente indipendente, la gestione delle sue imprese”.

Uno sguardo lucido e forte della sua esperienza sul campo, viene dal Presidente della Municipalità di Marghera Gianfranco Bettin, già, Assessore all’Ambiente, che con onestà intellettuale ripercorre le tappe della vicenda “I Pili”.

Partendo dalla concezione che a pagare dovrebbe essere “chi inquina”, Bettin si sofferma sui finanziamenti ricevuti nel tempo, per il risanamento e la bonifica dell’area.

La Società Porta di Venezia ricorda che quando acquistò il terreno nel 2006, la Spa proprietaria dello Stato dal 2003 ammise che l’inquinamento risaliva a tempi precedenti e che gli atti erano oggetto di transazione tra i responsabili. Bettin specifica i finanziamenti emanati e non spesi: dei 500 miliardi di lire relativi alla transazione Montedison, 42 miliardi dovevano essere impiegati per la bonifica, invece solo una parte del finanziamento è stata usata per i “marginamenti”, lasciando in sospeso il resto della manutenzione.

Dove possono essere finiti i soldi deputati allo scopo, lo racconta “anche” la storia poco nobile delle disavventure del Consorzio Venezia Nuova e del Mose.

Andreina Corso

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