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Biennale, turismo mordi e fuggi, navi e lancioni: Venezia ancora in ginocchio per i turisti

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Ponte Immacolata, a Venezia turisti come in estate

Non c’entra la Biennale anche se ieri, primo giorno di apertura, la coda alle biglietterie era ben visibile.

Non c’entrano i giorni da “bollino rosso”, perché ieri non era Pasqua, non era il 25 Aprile né il Primo Maggio. Niente ponti e festività. Ma è stata un’altra giornata di passione.

Vaporetti strapieni, Strada Nuova e Mercerie intasate nelle ore della tarda mattinata, così come le calli intorno a San Polo. Imbarcaderi presi d’assalto in serata per il ritorno a casa.

Traffico selvaggio in laguna, Gran Turismo a decine a far la fila per sbarcare centinaia di persone alla volta in Riva Schiavoni. Mentre la politica discute, la città è sempre più in sofferenza. Il ministro Franceschini ha promesso «soluzioni in tempi brevi».

Per limitare l’accesso dei visitatori nelle città d’arte e per le grandi navi. Ma il tempo non è più molto.

Città senza regole, invasa anche ieri da una massa quasi ai livelli del Carnevale. Banchetti ambulanti che raddoppiano, bar e fast food che aprono ovunque senza bisogno di licenza, rifiuti dappertutto. La quantità complessiva è cresciuta dal 2014 a oggi di 2.500 tonnellate.

Così scrive Alberto Vitucci su La Nuova Venezia oggi in edicola.

Venezia è stata effettivamente messa di nuovo in ginocchio in questo weekend lungo da una massa troppo impattante di arrivi e con lei i cittadini che tentanto una vita normale in questa città.

Ai pontili Actv di “Giardini” e “Biennale” hanno fatto miracolosamente ricomparsa i pontonieri che aprono le catenelle e che dirottano gli entranti diversamente dalle uscite al fine di evitare finalmente vere e proprie risse tra un esercito di persone che si muove e occupa ovunque in modo incolpevolmente scoordinato e residenti invece inquadrati in un’ordine organizzato della vita che non riescono più a rispettare, come gli orari di lavoro o di impegni di famiglia o privati.

L’unico supermercato della via Garibaldi (già stretto per sua conformazione) è stato preso d’assalto da fiumane di foresti di tutte le nazionalità, spesso con zaini in spalla e trolley al seguito, che razziavano incolpevolmente le merci esposte lasciando sprovvisti gli scaffali che normalmente approvvigionano i residenti che in quella zona sono ancora popolosi.

Se Venezia fosse una barca, affonderebbe di sicuro a causa dei troppi piedi che la calpestano, delle strade intasate, delle code sui ponti e le file infinite negli imbarcaderi di turisti, che nonostante tutto, sorridono e cercano in alto, nei tetti, nelle punte dei campanili, nel rosso dei coppi, fra colombi e gabbiani, di assaporare la gioia di essere a Venezia.

In fondo tutti sono in vacanza e poco conta se decina di migliaia di visitatori hanno approfittato ininterrottamente dal ponte “dei santi” in poi dei giorni festivi, di ogni occasione possibile finora per arrivare pur riuscendo lo stessi a camminare a fatica, un po’ spintonati dai veneziani reduci in città, che si devono muovere per recarsi al lavoro o per necessità, un po’ apostrofati dagli stessi, quando inciampano sulle valigie e sui borsoni… rimbrottando frasi irripetibili.

Le parole più in voga che i cittadini offrono ai politici sono: invasione, sovraffollamento, ticket, numero chiuso, argine, provvedimenti, limitazioni.

La sollecitazione al Sindaco Luigi Brugnaro, alla sua Giunta, ad inventare una nuova gestione dei flussi in città, rivolta anche al mondo della cultura, alle università, non può attendere oltre.

Si conoscono le intenzioni di uno studio di fattibilità per il futuro, e quest’ultima occasione vacanziera, che ha esasperato gli animi e ogni ragionevole livello di tollerabilità ha toccato il fondo.

La barca Venezia scricchiola da tutte le parti, qualcuno abbia pietà di lei prima che affondi, provocando naufragi irreparabili.

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