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Bidella lavora un giorno in tre mesi (part time con molti certificati)

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Un bel pasticcio quello di una scuola media di Vigonza, e delle frequenti assenze di una ausiliaria part-time. Fatte salve e insite nella legittimità dei lavoratori e delle lavoratrici i diritti costituzionali e sindacali, in realtà la scuola, per voce della preside Nadia Vidale, si trova a non poter assolvere ad un servizio necessario alla comunità che dirige.

E’ pur vero che l’ausiliaria chiamata in servizio per tre giorni alterni alla settimana (mercoledì, giovedì e sabato), per coprire 18 ore lavorative, abita a seicento chilometri da Padova e che è mamma di un bambino piccolo. E altrettanto evidente è la difficoltà di spostarsi, di trovare una sistemazione abitativa provvisoria e del resto questo problema degli spostamenti, affligge i lavoratori della scuola, che spesso accettano l’incarico per necessità, ma poi non sanno come fare a gestire la loro vita.

Rinunciare ad un lavoro è difficile di questi tempi, ma la storia di questa persona, venuta alla luce attraverso un forum di 1.800 docenti è approdata alla Federcontribuenti e la polemica è subito entrata al centro della discussione via chat.

La dipendente scolastica, che dal secondo mese percepisce il 30% dello stipendio, ha lavorato solo un giorno, per quattro ore, poi una serie di certificati medici e difficoltà e impedimenti familiari, le hanno consentito di assentarsi dal lavoro.

Al reiterarsi di queste situazioni, la preside chiede un accertamento fiscale, che però non avviene, poi riceve il certificato medico del pediatra che dichiara l’indisposizione del bambino e quindi l’assentarsi dal lavoro, così come consente la legge quando i bambini sono piccoli.

La preside cerca un approccio: chiede all’ausiliaria di recedere dal contratto, ma la stessa rifiuta, non può permettersi di perdere quel lavoro, che le è necessario anche per il punteggio, le dice che non sa come fare, a chi affidare il bambino.

La questione rimane sospesa sulle maglie di una legislazione che sembra fatta apposta per svantaggiare la precarietà e questo non può neanche dirsi un caso limite, considerando questa storia similare a tante altre, che dal nord al sud manifestano disagio personale, collettivo, che si riversa in ultima analisi, proprio sul Servizio scuola, di cui fruiscono i ragazzi.

Andreina Corso

(foto di repertorio)

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