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Baby gang, appena inviati in comunità sono fuggiti

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Baby gang, appena inviati in comunità sono fuggiti

Non hanno resistito al cellulare e la foto se la sono scattata ugualmente, nonostante si trovassero nella caserma di Vicenza per rispondere di un ulteriore reato.

Una bella foto di gruppo, l’aria di sfida di chi, giovanissimo ha già imparato a non aver paura, a vivere di gesti incoscienti di cui dovrà pur rispondere. Già l’avevano combinata grossa qualche giorno prima gli amici del colpo, sradicando un tombino per poi scaraventarlo sulla vetrina di un negozio di cellulari, rubandone alcuni e scappando in volata.

Sono ragazzini nomadi: il più grande ha 17 anni e vive con i genitori e undici fratelli, gli altri, giovanissimi, invece di frequentare la scuola, vivono di espedienti e nel gruppo rinforzano un’attività irresponsabile che li ha condotti spesso nelle stanze della Polizia.

Sarà il Giudice dei Minori a disporre la comunità per loro. Il più grande andrà a Milano, e là avrebbe dovuto intraprendere un cammino a suo favore, in grado di offrirgli nuove opportunità e aprirgli nuovi orizzonti, prevedendo incontri con professionisti specializzati in campo educativo e legato alle problematiche educative.

Il ragazzo scappa da Milano e viene subito rintracciato a casa sua, a Vicenza, riaprendogli di fatto l’ingresso del carcere minorile di Treviso. Anche gli altri amici, di 14, 15, 16 anni, pare siano scappati dalla comunità. E li stanno cercando.

Scontata la reazione della Lega, che anche questa volta attraverso il segretario vicentino Matteo Celebron, incita al pugno duro, a usare le maniere forti.

Altri, educatori, insegnanti, attenti ai motivi del disagio, invitano a lavorare quel terreno difficile che alimenta incoscienza e trasgressione e pur ritenendo che i giovani debbano rispondere in termini di legge di fronte alle loro azioni, sollecitano il loro recupero, possibile solo attraverso la presa in carico di queste problematiche.

Andreina Corso

20/04/2016

(cod nomami)

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