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Avengers, age of Ultron, nulla è veramente cambiato dai densi fumetti della Marvel

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avengers age of ultron recensione

Da buon cinquantenne, quasi, sono stato un appassionato di fumetti Marvel; un vero e proprio salto dall’infanzia all’adolescenza. D’improvviso il caro “Topolino”, così agognato di settimana in settimana, andò in soffitta per lasciare il posto ai complessi supereroi di Stan Lee. Nessun passaggio che riguardasse la DC comics, quella di Superman e Batman; i protagonisti delle serie Marvel risultavano più eccitanti, articolati, stravaganti. I disegni di Jack Kirby, con le loro nubi di energia e l’enfasi dei tratti e delle muscolature, con i costumi così ricercati eppure spregiudicati erano un salto così avanzato anche nei confronti di Superman e Batman (personaggio che, col senno di poi, viste le performances cinematografiche di Burton e Nolan mi appare come un’occasione perduta).

Per quanto riguarda le trasposizioni animate dei supereroi Marvel il piatto piangeva assai. All’inizio degli anni ottanta circolavano delle vecchissime serie animate che ricordo con tenera nostalgia. Si trattava di adattamenti sic et simpliciter delle striscie kirbiane con un’animazione a dir poco casalinga; immagini fisse a cui al massimo si faceva roteare il braccio di Hulk o lo scudo di Capitan America. Era la serie “Marvel superheroes” che all’attivo aveva delle sigle deliziose. Per l’Uomo Ragno, in verità, la tv era stata più generosa, mettendo in onda, grazie alla benemerita trasmissione settimanale del giovedì sera “Gulp! Fumetti in tv” i più dinamici cartoon di fine ’60 de “L’Uomo Ragno”.
Al cinema dovetti accontentarmi del “leggendario” “Uomo Ragno” di E. avengers age of ultron recensioneW. Swackhamer; dopo la visione di questo telefilm allungato (tale era per la tv americana) uscii col cuore a pezzi. L’Uomo Ragno, tra tutti, era per me l’eccellenza dei fumetti Marvel; giovane, complesso e complessato, in bilico tra timidezza puberale e arditezze e acrobazie quando nascosto da un costume divenuto leggenda. Vedere un baccalà come tale Nicholas Hammond interpretare Peter Parker che lancia corde al posto di ragnatele fu avvilente.
Poi sappiamo tutti come è andata: Sam Raimi, col primo Uomo Ragno ha aperto la strada a tutta una fortunatissima rivisitazione delle mitologiche creature ideate da Stan Lee. Alto livello produttivo, tecnologia adeguata a creare qualunque superpotere. D’un tratto si è aperta una vena, anche d’oro, al passo con l’evoluzione delle serie a fumetti. Ma io non ho più seguito queste serie.

Quindi posso parlare come un qualunque spettatore che ha al massimo una vaga infarinatura, il che è una prospettiva giusta da un certo punto di vista. Non sono uno spettatore settario né iniziato e sono svincolato dal culto; prendetemi come un malcapitato che si trova a entrare in un cinema a vedere un film come un altro, magari per passare due ore o per accompagnare il figlio cultore della Marvel.
E il punto di vista del papà (che non sono) è il migliore poiché il papà sarà stato costretto a vedersi tutte le puntate di tutti i rizomi dei personaggi della casa editrice. Un problema costante è la capacità o meno di mettersi in sintonia con un linguaggio stratificato fatto di rimandi a puntate precedenti (il che è parzialmente disonesto), che comprende dialoghi in cui il tono passa da un certo humor a tratti blando fino a articolati rapporti di relazioni tra soggetti (supersoggetti) comprendenti sentimenti d’amore, distacco, sconfitta, elucubrazioni tecnologiche.
D’un tratto il papà rischia di entrare in precoma. Il vortice di elementi dato sfida i suoi margini intellettivi. Probabilmente comincia a guardare suo figlio con invidia e a chiedersi se questo ancora brufoloso giovinotto sia davvero figlio suo.
Ma, dopo una notte di sonno, il papà si sveglia rassicurato; siamo alle solite. Anche ai suoi tempi i fumetti Marvel parevano così ricchi, densi, inediti, profondi (e per un fumetto lo erano davvero). L’enfasi del tratto di Steve Ditko, John Romita, Jack Kirby, Gerry Convay; le seghe mentali di Peter Parker, il destino shakespeariano di Thor, la tragedia stevensoniana di Hulk etc etc. Nulla è veramente cambiato.

“Avengers : age of Ultron” è il secondo capitolo della saga-ammucchiata che vede alcune eccellenze Marvel riunite da Nick Fury, capo della S.H.I.E.L.D., trovarsi …

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