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Autunno a Venezia – Hemingway e l’ultima musa

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autunno a venezia

C’è una magia a Venezia. Una magia che viaggia tra calli e canali che chi non c’è mai stato non riesce a capire. È un’ aria che si respira, è qualcosa di diverso che ti entra nell’anima e non ti lascia più. Ernest Hemingway lo sapeva bene, tanto da sentire quella “venezianità” e trasmetterla anche nelle pagine di una delle sue opere forse meno conosciute come Di là dal fiume e tra gli alberi, che presto sarà un film, girato nelle nostre zone, con Pierce Brosnan. Un’ amore veneziano che si trasferì anche negli occhi di Adriana Ivancich, nome di spicco della società veneziana dell’epoca e verso la quale l’autore americano ebbe una totale devozione.

A raccontarci questo periodo straordinario ci pensa Autunno a Venezia (276pp., 19.90€) di Andrea Di Robilant edito da Corbaccio, dove ci troviamo davanti ad un Hemingway 50enne che per un caso furtuito si ritroverà con la quarta moglie Mary a ritornare inaspettatamente sul suolo italico e viene sommerso dai ricordi di gioventù: il ferimento sul Piave nell’estate del 1918, i reportage dall’Italia nei primi Anni Venti, i viaggi in Liguria e nelle Dolomiti con la prima moglie, Hadley. Hemingway decide di rimanere. Comincia così un viaggio nell’Italia del dopoguerra che durerà otto mesi. Da Genova a Milano, da Stresa a Cortina, lo scrittore incontra e fa accordi con i suoi editori italiani – il «comunista» Giulio Einaudi e il filo-americano Arnoldo Mondadori. Conosce la sua «voce» italiana, Fernanda Pivano, e il suo compagno, Ettore Sottsass, e poi Italo Calvino e Natalia Ginzburg. Si spinge a Venezia, che non ha mai visto, e tra un martini all’Harry’s Bar e una battuta di caccia in laguna, rimane incantato dalla città. Incontra Adriana Ivancich, una bella ragazza veneziana di appena diciotto anni e se ne innamora perdutamente. Nasce un legame complicato e scandaloso che inciderà profondamente sulla vita di tutti e due.

Ritratto di una Venezia glamour, ricca di esponenti della bella vita e centro d’incontri tra intellettuali che nulla aveva da invidiare a Parigi, Di Robilant ci regala un libro bellssimo, coinvolgete e scorrevole tanto da sembrare più un romanzo che un saggio. È un libro questo dal grande potete evocativo che ci trascina tra gli odori delle città così importanti per Hemingway. Ecco che allora il salso della laguna si fonda con quello dell’alcol, immancabile nella vita dei protagonisti, il sole che scotta sulla pelle a Cuba, si mischia con l’odore che emana la pelle desiderosa di toccare ed essere toccata, il tutto i una prosa che ti tiene incollato ad una vicenda di storie personali e lavorative che percepiamo come romanzate da quanto straordinarie, dimenticando a volte che quelle a cui assistiamo sono persone realmente vissute.

Di Robilant è bravissimo a trasmettere su carta l’anima di tutti questi personaggi che amano e soffrono e coinvolgono il lettore ad un livello superiore rispetto ad altri racconti biografici di genere.

Aututnno a Venezia è uno di quei libri che ti entrano nel cuore, un vero page turner.

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