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Attentati, stragi e l’orrore della Siria: radiografia del male in due giorni

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Attentati, stragi e l'orrore della Siria: radiografia del male in due giorni

Radiografia del male in due giorni: San Pietroburgo con 14 morti e decine di feriti, la strage di civili in Siria, oltre 70 morti uccisi con gas nervini, sterminio di bambini innocenti straziati e il mondo che ha perso ogni limite. E’ morta l’umanità, dicono dall’Onu, gli orrori paralleli superano ogni previsione di crudeltà e annientano la ragione

L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha riferito che il raid aereo con “gas tossici” contro Khan Sheikhun, città della Siria sotto il controllo dei ribelli, ha provocato almeno 70 morti, undici dei quali bambini. Il raid, secondo le ultime notizie, avrebbe colpito un deposito di armi chimiche che sarebbe esploso provocando la strage. Oltre 6 anni di guerra refrattaria a qualsiasi soluzione diplomatica in un susseguirsi di crimini di guerra.
I medici che stanno affrontando disperatamente la situazione, anche a causa degli ospedali che non ci sono più, anch’essi abbattuti dalle armi chimiche,segnalano nella popolazione conseguenze tremende, problemi respiratori e sintomi come svenimento, vomito e bava alla bocca, ha spiegato l’Ong.

L’opposizione siriana ha lanciato un appello al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ad aprire “un’inchiesta immediata” sull’attacco effettuato, a suo giudizio, dal regime di Bashar al Assad. Damasco ha subito smentito l’uso di armi chimiche, asserendo che l’esercito siriano “non le usa e non le ha usate, prima di tutto perché non le possiede, sono state tutte distrutte”.
A giudizio della Coalizione nazionale siriana tuttavia, la responsabilità è del regime di Assad, che ha usato ordigni contenenti gas chimici. La Coalizione nazionale, importante componente dell’opposizione siriana, ha spiegato in un comunicato di volere che il Consiglio di sicurezza “convochi una riunione urgente dopo questo crimine e apra un’inchiesta immediata”. Ha accusato il “regime del criminale Bashar al Assad” di aver effettuato raid contro la città di Khan Sheikhun con ordigni “contenenti gas chimici”.

Il presidente Usa Donald Trump, a caldo, ha incolpato il suo predecessore Obama, per la sua debolezza nei confronti della Siria, ma ora si sprecano dichiarazioni di ogni tipo, da Putin alle rappresentanze dei grandi della terra, analisi, soluzioni, che per ora possono dire di aver incassato una geografia di morte che ha perso ogni prospettiva di pace.
“L’attacco con gas tossici in Siria è inumano e costituisce una minaccia per i negoziati di pace”, ha detto il presidente turco Erdogan a Putin senza esprimere condanna o giudizio alcuno sull’attacco stesso.

Riguardo san Pietroburgo: sembra identificato l’esecutore della strage, un kamikaze di 22 anni, proveniente dall’Asia Centrale, appartenente alla cellula dormiente dello Stato islamico (che progettava attentati, secondo il Comitato nazionale antiterrorismo, contro le forze di sicurezza delle autorità locali), che era sotto lo stretto controllo del governo Putin. Di lui si sa che aveva la cittadinanza russa, che abitava a Pietroburgo e che la sua adesione all’Isis è frutto di un viaggio, dove è stato indottrinato e addestrato.

Quattordici morti e decine di feriti, alcuni dei quali in gravissime condizioni. Come sappiamo dalle cronache che minuto dopo minuto riportano i particolati dell’attentato, di San Pietroburgo, città di frontiera tra est e ovest nel sottosuolo di una metropolitana improvvisamente vittima della strage provocata da una bomba inserita in un vagone metro, allo spuntare del mese d’Aprile

Il fuoco, il fumo, per asserzione degli artificieri sono stati provocati da un ordigno di fattura artigianale riempito di chiodi e schegge, e ora, mentre si ricercano le mani e le menti che hanno progettato l’attentato, di cui il ragazzo è stato esecutore e kamikaze, le analisi investono la storia di una paese travagliato, la Russia nelle sue stesse viscere.

Alcuni osservatori sostengono che l’attentato sia una «sfida» lanciata a tutti i russi, Vladimir Putin compreso. Il presidente si trovava in visita alla città proprio nelle ore in cui è scoppiato l’ordigno in metro (ne è stato trovato poi un secondo, molto più potente, prima che esplodesse).

In attesa di meglio comprendere la complessità di questo attentato, si rinnova con toni accesi il dibattito politico. Putin sulle questioni di ordine pubblico e sul problema ceceno ha sempre usato il pugno di ferro, un approccio che è stato apprezzato dalla maggioranza dell’opinione pubblica russa. Tuttavia l’opposizione, sia parlamentare che quella liberal di Navalny, chiede ora “ che l’attentato terroristico non sia il viatico per una nuova, più forte stretta autoritaria e repressiva nei confronti sia dei movimenti sociali sia dei migranti musulmani. E ricordano – che malgrado tutti gli annunci trionfalistici degli scorsi anni, la questione cecena resta ancora senza una soluzione”.

Andreina Corso

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