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Amore bugiardo – Gone girl va visto e apprezzato con un po’ di sacrificio. Di Giovanni Natoli

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amore bugiardo Gone girl FILM

Carissimi lettori de “La voce di Venezia”,
questa è la mia prima recensione per il 2015, anche se ho visto questo film l’anno scorso. Esattamente due giorni prima che ci fosse il convenzionale cambio di cifra e tutti noi traghettassimo nel 2015.

Colgo l’occasione per fare gli auguri a tutti di un felice anno. Lo so, è retorico e i tempi son difficili; nonostante tutto, però, non è mai impossibile cogliere un attimo di felicità e benessere; spesso ciò avviene, per quel che mi riguarda, nel buio “illuminato” (uno dei magici controsensi del cinema) di una sala di proiezione.

Mi auguro un felice prosieguo con “la Voce di Venezia”, testata che ha accolto la mia persona. Ringrazio sentitamente la rivista tutta che ospita queste mie riflessioni non di critico cinematografico ma di spettatore.
Un “Moviegoer”, un pellegrino dei cinema; così si chiama la mia rubrica, in omaggio al meraviglioso romanzo di Walker Percy, sconosciuto in Italia, cult book in America. Un libro che mi piacerebbe leggessero tutti.

Ma passiamo al mio commento al film: “L’amore bugiardo-Gone girl”, di David Fincher. Regista noto soprattutto per film come “Seven” e “Fight Club” ma anche autore di “The social network” e dell’esaustivo e a tratti estenuante “Zodiac”, dedicato ai terrificanti avvenimenti causati dal “Killer dello Zodiaco” durante gli anni a cavallo tra i ’60 e i ’70.
Killer che ispirò un titolo celebre del cinema d’azione, “Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!” di Don Siegel. Un film che doveva avere valenza terapeutica, cercava di incanalare le paure suscitate dai terrificanti delitti di questo serial killer, dando una soluzione in chiave western a una caccia all’uomo che ebbe esiti sconfortanti, come illustrato nel film di Fincher.

“L’amore bugiardo” è tratto da un best seller di Gillian Flynn, anche sceneggiatrice del film, e ha avuto accoglienze disparate; da quel che ho potuto leggere si passa dall’entusiasmo alla delusione. Soprattutto è la risaputa “pignoleria” del regista a lasciare interdetti alcuni spettatori, che oltretutto rilevano, in questo lungo e a tratti faticoso film discrete incongruenze. Il mio parere è che, comunque, “L’amore Bugiardo” (titolo acchiappagonzi, dato che, oltretutto, il protagonista è un ex divo delle ragazze come Ben Affleck) è una pellicola che va vista e, con un po’ di sacrificio, pure apprezzata. Il nocciolo della questione messa in scena è nientemeno che la verità o meglio, non tanto l’impossibilità di conoscere oggettivamente i fatti così come son successi (tipo “Rashomon”) quanto l’inevitabile necessità di accettare la menzogna come parte integrante del vivere. Il che, detto dall’autore di “The social network” non fa che dimostrare la sua forte autorialità, anche…

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