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2017: cinquantadue suicidi nelle nostre carceri

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Rivolta nel carcere di Padova ieri
Non sempre è utile partire dai numeri per affrontare un problema, ma i 52 suicidi di detenuti nelle carceri italiane sono un conteggio illuminante per capire, verificare questo dato che riguarda il 2017.

Una strage vicina e insieme lontana dalla nostra vita, circoscritta da solide e impenetrabili mura che in 17 anni conta 987 persone (dato Ristretti Orizzonti ndr) che si sono suicidate lasciando mute e inascoltate le ragioni che hanno spinto a scelte così tragiche e definitive.

È pur vero che chi ha violato la legge e viene condannato da un tribunale, sa che lo aspetta una cella e perde la libertà, che per ogni essere umano (anche quando ha sbagliato) è e rimane un valore insostituibile.

Sappiamo cosa ci ha insegnato la Costituzione, quando impone nella sua autorevolezza la necessità di una pena che riesca a migliorare l’uomo che è entrato in una cella e che ne dovrebbe uscire migliorato, senza odio dentro il cuore e con la volontà di ritrovare un senso per la propria vita e quella della sua famiglia.

Sa che deve restituire alla società e soprattutto ai suoi figli un esempio di correttezza e un messaggio di cambiamento ispirato alla responsabilità e al Bene, ma il sovraffollamento, il personale insufficiente, il bisogno di salute psicologica che poi affonda sulla salute fisica, sono tutti elementi che non aiutano la persona che vorrebbe cambiare, che si aspetta di poter superare con dignità le azioni della sua vita che vorrebbe non aver mai compiuto.

Dal carcere di Benevento l’ultimo suicidio: si è impiccato in cella un ergastolano di 39 anni, e così è avvenuto, solo negli ultimi giorni a San Vittore, Terni, Regina Coeli, consegnandoci una testimonianza drammatica che ci riguarda, perché ogni gesto di disperazione richiama la nostra umanità.

Se è vero che a tutti interessa che la persona che uscirà (forse) dal carcere sia migliore di quella che è entrata, bisogna valutare le opportunità che possono favorire questa trasformazione. E quali sono dentro una realtà, un universo difficile di situazioni inadeguate, quando si pensi che sono 58mila i reclusi in strutture che potrebbero ospitarne 50mila. Difficoltà che incontrano anche gli operatori penitenziari che sono in numero insufficiente e che devono farsi carico di problemi che richiedono altre competenze e responsabilità.

L’Associazione Antigone attraverso il suo presidente Patrizio Gonnella, ha spiegato che «ogni suicidio è sicuramente una storia a sé un gesto individuale di disperazione, ogni suicidio è anche il fallimento di un processo di conoscenza e presa in carico di una persona». E fa appello alla necessità di più colloqui individuali, al sostegno psicosociale della persona, al lavoro, all’umanità del trattamento.

In queste giornate il Consiglio dei Ministri ha approvato i i decreti delegati previsti dalla Riforma Orlando. E con essi le misure alternative alla carcerazione, la riforma dell’assistenza sanitaria, la semplificazione dei procedimenti, l’eliminazione di automatismi e preclusioni, il volontariato e vita penitenziaria. Restano deboli i provvedimenti su affettività, minori e lavoro (ancora ci sono bambini che vivono in carcere con le loro madri).

Riferiremo con un articolo puntuale le tematiche dei decreti votati dal Governo.

Andreina Corso

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2 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Grazie signor Benedetto per aver commentato l’articolo.
    Questi temi non sono quasi mai commentati e me ne rammarico, ma poi arriva un pensiero e ritorna la fiducia.
    Spero che quest’anno ci impegni sempre di più a raccontare mondi sommersi, ma non per questo meno veri e sofferenti di altri.
    Grazie ancora.

  2. Nel sistema carcere non lo stato a sbagliato ma il popolo italiano, che deve dire basta a questo MASSACRO di persone che hanno sbagliato va bene hanno fatto degli errori, ma non certi di una pena capitale. non bisogna lasciare soli queste persone si sentono deboli nono reggono il carcere.Nessun essere umano nasce deliquente. ma ci diventa MEDITATE MEDITATE . A fine anno 2018 sarà la stessa storia si gioca di nuovo coi numeri. Gli esseri umani non sono numeri ma anno la loro dignità!!

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