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Voce del Verbo di oggi: Scolarizzare. 1a coniugazione, modo infinito. Di Andreina Corso

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Voce del Verbo:
Scolarizzare
Prima Coniugazione – Modo infinito

Verbo scherzetto per scolari imbronciati o sorridenti il mattino del 15 Settembre, arrivato con il suo annunciato Gong, con premesse e promesse, profumo di matite e di gomme per cancellare.
Lo zainetto sulle spalle, uccellini che portano appresso il nido. Le mani stringono il pelouche amico, gli occhi cercano i compagni di sempre… e via, si parte!

– Che bello, vado a scuola!
– Ma cosa dici, è bruttissimo!
– Guarda che se non vai, non impari.
– Non me ne importa.
– Non si dice così, la maestra ti sgrida!
– Non si dice, non si fa, non ne posso più…
– Però si deve essere bravi, così la mamma e il papà sono contenti, lo vuoi capire?!
– Io non imparo, non voglio…
– Non so cosa dirti, vuoi una caramella?
– Almeno fosse un cioccolatino…
– Accontentati e sorridi, vedi che tutti son felici?
– Ridono tutti, le mamme, i bambini, le maestre, però non capisco perchè.
– Non devi capire, devi solo venire a scuola!
– Va bene, provo a ridere anch’io.

Dialogo immaginario di due bimbi…

Proviamo a raccontarci il nostro primo giorno di scuola?

Andreina Corso

15/09/2014

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  1. lo ricordo come se fosse ieri… il primissimo giorno di scuola… la luce bianca dei neon… il rimbombo della classe… il freddo del banco… i piedi che ciondolavano dalla sedia senza pace….
    Eravamo tutti li…col respiro corto e la cartella nuova… io che tenevo stretta stretta la manina di mio fratello gemello e ci facevamo forza. Noi che eravamno abituati a stare sempre ma sempre insieme ma da quel momento saremmo andati in aule separate .Mi guardavo intorno immaginando che tutte quelle faccine sconosciute prima o poi sarebbero diventati i miei compagni e compagne di classe, amici… “ciao, facciamo amicizia?”
    Quel senso pieno di aspettative meravigliose che solo i quaderni nuovi sanno dare… e quel fastidio che solo delle mutande con l’elastico molle ti regalano…non è cambiato poi molto penso…
    Ancora mi emoziono davanti al primo foglio bianco di un quaderno..
    Allora ci fecero entrare in classe e mentre posavo la cartella ricordo il viso della mia mestra che diceva sorridente:”Oggi le scuole sono in festa”
    E’ stata la prima frase che ho scritto sul mio quaderno nuovo a righe e la prima che ho imparato a leggere.
    Chi se lo scorda un momento del genere?!
    Forse le emozioni del primo giorno di scuola sono più emozioni di adulti che vorrebbero tornare bambini…. :)

  2. Ricordo il mio banco vicino alla finestra, tutti seduti in file da uno. La maestra ci chiama uno alla volta e noi dobbiamo andare alla cattedra e trovare il cartellino con il nostro nome scritto in corsivo fra altri tre. Trovo il mio e penso che per fortuna la mamma mi ha insegnato a scriverlo così la maestra è contenta di me.

  3. Ricordo che ridevo, ero piena di entusiame, ridevo, ridevo. Mia mamma mi diceva basta, ormai sei grande, questa è la scuola vera!
    Mi hanno incoraggiata le mie maestre, mi hanno detto che la scuola è bella, che avrei imparato tante cose importanti come leggere e scrivere. Adesso mi pare tutto lontano, ma penso al mio primo giorno con affetto e nostalgia.

  4. Un androne pieni di bambini…colori e confusione….ma io cercavo e tenevo d’occhio solo la mia mamma…..
    poi una fotografia vicino all’imbarcadero…..con la mia amichetta ormai compagna di banco…..cartella e fiocco del grambiule….entrambi rossi
    …eppure il mio sorriso sembrava sereno e soddisfatto
    ..

  5. Indossavo un grembiule a quadrettini bianchi e rosa. Fiocco rosa, treccine fitte e strette e una cartella marrone.
    La mia maestra aveva un cognome che assomigliava a Chicchirichì e questo mi piaceva. Mio papà aveva detto che era una maestra buona e io, pur timida e impaurita dalle tante scale, mi sono affidata a quella salita , che già avevo capito, non mi avrebbe condotta in paradiso. Mi vien da piangere ma mi trattengo.
    Entro in classe, la maestra mi consegna un piccolo
    foglio. Guardo le mie compagne con il foglio in mano. La maestra ci invita a fare un disegno. Sono quasi contenta, allora la scuola è facile, ho pensato dimenticando che non sapevo disegnare…
    Mi tranquillizzo, rido con la mia compagna di banco e scarabocchio un po’. Ad un certo punto entra una bidella con un grembiule blu e pronuncia forte il mio cognome. Mi invita ad alzarmi e io non capisco perchè.
    “Non è questa la sua classe”, spiega alla maestra che pur sorridendo mi dice di seguire la signora in blu. Mi fa ciao con la mano e io scoppio a piangere.
    Entro frastornata nella mia nuova classe e la maestra mi mette in primo banco e mi chiede se sapevo fare le aste.
    Non rispondo e sul foglio che doveva accogliere le mie aste si impressero lacrime piene di dolore e di amarezza per aver conosciuto un posto tanto fastidioso e crudele.
    All’uscita i miei genitori sorridevano. “Tutto bene?” mi chiedono ignari.
    Scoppio ancora a piangere.
    “Che strano”, borbottano i miei, “cosa ti è successo?
    Non ricordo la risposta ma sentivo di aver ragione.

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