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Michael Schumacher tra la vita e la morte. Non stava sfidando l’avventura, era con il figlio 14enne

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Michael Schumacher adesso è «ibernato», definizione spicciola per dire che viene abbassata la temperatura per quanto possibile, dopo aver ridotto chirurgicamente gli ematomi, per cercare di rallentare il metabolismo del cervello.

Schumacher ha subito un colpo violentissimo alla testa, andando a picchiare su una roccia sporgente dalla neve. Il breve tratto fuori-pista della neve fresca delle Alpi francesi, a Méribel-Mottaret, fra le piste de La Biche e di Georges-Maudit, potrebbe essere costato la vita al campione tedesco, neanche i medici si sbilanciano: si può solo aspettare e vedere.

La dinamica della caduta sulla neve del sette volte campione del mondo è crudele quanto banale: domenica scorsa, mattina, Schumi sta sciando in comitiva sulle piste di Meribel, sulle Alpi francesi. Assieme a lui il figlio 14enne. Durante la discesa il gruppo giunge in un punto dove la pista si sdoppia, ma nel mezzo c’è un tratto di neve fresca.
Il campione la attraversa, ma con uno sci sbatte contro una roccia. L’impatto è violento, tanto che Schumi cade con forza trovando con la testa un’altra roccia sporgente. Il campione ha il casco (senza di esso sarebbe morto sul colpo) ma ciò non gli evita un gravissimo trauma cranico: la roccia ha sfondato anche quella protezione e il pilota ha battuto il lato destro del capo.

Gli specialisti dell’Ospedale Nord di Grenoble sono subissati dalle domande dei giornalisti, degli amici, degli sportivi di tutto il mondo, e le risposte sono uguali per tutti: non si può sapere adesso se sopravviverà o no, non si può dire ora se ha subito lesioni cerebrali irreversibili, non si può dire quando e se riaprirà gli occhi.

Il chirurgo Stephan Chabardes, e il suo collega parigino, Gérard Saillant, in mattinata, diffondono il bollettino: «Il coma è stato indotto farmaceuticamente, la situazione è critica, la prognosi riservata, le lesioni al cervello gravi e diffuse, è stato ridotto l’edema cerebrale, occorreva alleggerire la pressione endocranica». Il paziente aveva dei movimenti spontanei di braccia e gambe, quando è stato portato al pronto soccorso, ma non rispondeva alle domande. Insomma, non era presente. E no, non è previsto un secondo intervento chirurgico. Come dire, tutto quel che si poteva fare è già stato fatto.

Michael Schumacher stava scendendo, la pista battuta si è biforcata, in mezzo c’era la neve alta. Lui è finito lì dentro» dice Sabine Kehm, la giornalista tedesca da 14 anni portavoce. Più probabilmente per errore che per spavalderia. Schumi non avrebbe mai fatto il gradasso davanti a suo figlio, dice chi lo conosce bene.

Schumacher che rischia la vita in una continua sfida con la morte per il piacere dell’emozione, come hanno scritto tanti giornali, non ha proprio senso: Michael è stato vittima di un incidente, crudele quanto banale.

Roberto Dal Maschio

[31/12/2013]

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