TENNIS | Cinque vittorie su altrettanti match. Li ha messi in riga tutti. Passati e aspiranti numeri 1. Il re e lui, Novak Djokovic. E lo ha dimostrato a Londra, alle ATP World Tour Finals.
Luca Ferrari, giornalista/fotoreporter
ferrariluca@hotmail.it
Tra l’immortale e il beniamino di casa, sul cemento indoor della 02 Arena londinese è spuntato il numero 1 del mondo. Ha vinto lui. Novak Djokjovic, per la prima volta sul trono inglese versione Masters dopo il primo successo nel torneo in occasione dell’ultima edizione tenutasi a Shangai (2008). Questa volta però ci era arrivato da leader della classifica ATP. E voleva uscirci guardando tutti dall’alto. Incurante dei dati del computer, e con lo sentenza del campo inscritta nella Storia. È andata esattamente così.
Il 2012 è stato un anno molto atipico nel circuito maschile. In primis le vittorie nei quattro tornei del Grande Slam. Una ciascuno. Novak sul cemento australiano. Rafael sulla terra parigina. Roger sull’erba londinese. Andy sul cemento newyorkese. Come a ribadire una certa difficoltà nello stabilire chi fosse l’indiscusso primo della classe. Perché anche nell’intera stagione i quattro migliori hanno avuto alti e bassi. Djokovic ha iniziato alla grande poi però, con l’arrivo della terra battuta è stato spazzato via dalla furia di Rafael Nadal di cui si sono perse le tracce per un infortunio che più di qualcuno ormai sta cominciando a vedere in modo sospetto. Federer ha spesso incantato. Non è una novità , certo. Fa sembrare facile anche quello che non è. Andy si è finalmente tolto di dosso l’etichetta di eterno perdente e ha conquistato, oltre alle Olimpiadi, gli US Open, lì dove il suo allenatore Ivan Lendl trionfò in tre occasioni. E quindi? Niente di meglio della resa dei conti definitiva. E Londra, moderna Camelot, ha riunito alla tavola rotonda del tennis mondiale i suoi migliori interpreti, anche se tra i primi e i secondi quattro il divario è ancora notevole.
Murray giocava in casa. Federer sembrava dovesse vincere a furor di popolo. E invece no, è stata la forza fisica e mentale di Novak Djokovic ad avere la meglio.
Il serbo ha iniziato sistemando la pratica Tsonga in due set (76 63). Nel secondo match se l’è dovuta vedere con Murray, diretto pretendente al titolo e alla leadership del circuito. Ha perso il primo set 64, ma non si è scomposto. Ha aggiustato la partita (63) e nel terzo è passato in vantaggio di un break. Quando ormai sembrava lanciato alla vittoria, lo scozzese ha dimostrato di essere cambiato (in meglio), e lo ha agguantato passando a condurre 54 e risposta. Lì il serbo ha vinto le ATP Finals. Ha tenuto con autorità il proprio turno di battuta. Ha ristrappato il servizio all’avversario e poi ha chiuso il match 75. Mancava l’ostacolo Berdych. Il ceco era fiducioso. Il ceco parlava di strategia con cui battere Novak, invece è uscito con una nuova lezione impartitagli (26 67).
Così, mentre lasciava Federer e Murray scannarsi su chi sarebbe andato in finale, il Djoker ha affrontato in semifinale il potente spilungone argentino Juan Martin Del Potro, qualificatosi in extremis dopo aver superato un Roger già certo del passaggio del turno. Un’altra vittoria in rimonta, 46 63 62. Novak ha imposto la sua legge. In finale ha trovato Mr. 17 Slam che si era sbarazzato del tennista di Sua Maestà in due set. E sempre in due partite il serbo ha legittimato la propria supremazia chiudendo 76 75. Anche se la classe e l’invettiva sono e saranno sempre del tennista elvetico, la potenza e i successi odierni danno ragione a lui. Il campione dei campioni 2012 si chiama Novak Djokovic.
Luca Ferrari
Riproduzione Vietata
[14/11/2012]
