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Il tennis sta aspettando gl’italiani

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TENNIS | Un divertente spot televisivo con protagonisti Francesca Schiavone, Fabio Fognini e Roberta Vinci, vuole avvicinare il pubblico al mondo della racchetta nostrano, ancora carente però sotto certi aspetti organizzativi e culturali.

di Luca Ferrari, giornalista/fotoreporter
ferrariluca@hotmail.it

Tre giovani innamorati aspettano la loro dolce metà , che non arriva. Sono un’infreddolita e sbuffante Francesca Schiavone al citofono, un fiducioso Fabio Fognini al parco con un mazzo di rose rosse con il piede impaziente che batte per terra e una romantica ma sconsolata Roberta Vinci davanti a una cenetta a lume di candela con la sedia di fronte a lei, vuota. Loro sono il tennis. Gli assenti saremmo noi, gl’italiani lontani dai campi. Uno spot azzeccato questo (http://www.youtube.com/watch?v=b-CbcNl4JC4), in onda sul canale sportivo Super Tennis, per spronare il pubblico ad alzarsi dalla poltrona, iscriversi a un circolo e iniziare così una nuova avventura della propria vita fatta di benessere fisico, nuove amicizie e un po’ di sana competizione. Simpatico anche il finale, con la tennista pugliese che stufa di aspettare e affamata, si mette in bocca un pezzo di pane proprio quando arriva la “chiamata”.

Nel Belpaese il tennis non gode ancora di popolarità  di massa. L’invasiva presenza del calcio è troppo radicata perché il collega possa farvi breccia. E non è certo un problema di campioni poco visibili. Se è vero che il tennis maschile è in crisi (il primo giocatore è Andreas Seppi, n. 46), le “femminucce” stanno raggiungendo e hanno raggiunto livelli da top ten. L’armada italiana, vincitrice della Federation Cup in tre delle ultime sei edizioni (2006, 2009-10), oggi può vantare nella classifica WTA giocatrici di prima categoria e capaci di tenere testa alle più forti, a cominciare dalla regina del Roland Garros 2010, Francesca Schiavone (n. 12 WTA), seguita da Roberta Vinci (n. 22), Flavia Pennetta (n. 25) e Sara Errani (n. 31), fresca vincitrice del torneo di Acapulco.

L’Italia è ancora un paese chiuso. Culturalmente poco aperto. E prima che qualcosa di nuovo (lo sport come le etnie) possa gettare solide ed eterogenee radici, ne passerà . Forse non ne passerà  mai abbastanza. Se come suggerisce la pubblicità , il tennis ci sta aspettando, il gap non può essere solo colmato dalle future presenze dei giocatori. I club hanno ancora prezzi elevati, e con l’aria di crisi che tira, se per un’ora di gioco bisogna sborsare 10 o 15 euro, non sarà  così improbabile che ci si butti su altre discipline più economiche o addirittura sul gratuito jogging, footing che sia. C’è poi il problema della superficie. Nonostante l’appello del bicampione del Roland Garros, Nicola Pietrangeli, impegnato a parlare del Progetto Campi Veloci nello spot FIT, la superficie predominante in Italia è ancora la terra battuta (90 per cento), fattore che comporta un doppio svantaggio. In primis i professionisti saranno penalizzati rispetto ai loro colleghi/e poiché la maggioranza dei tornei ATP e WTA si gioca in sintetico e cemento. Per gli appassionati invece, il costo di un campo in terra rossa è tre, se non anche quattro volte superiore rispetto a un’altra superficie; cifra che aumenta ulteriormente quando si gioca d’inverno sotto il pallone e con l’illuminazione. Per avvicinare uno sport alla gente, deve essere anche alla portata della gente. La non certo metropoli Chester per fare un esempio, capoluogo della contea inglese del Cheshire con una popolazione di poco più di 70mila abitanti, dispone di strutture in cemento completamente gratuite.

Un altro aspetto da non sottovalutare, è che l’Italia è una nazione ancora di stampo machista, atteggiamento che mal si lega a uno sport come il tennis molto più “politically correct”. Almeno in apparenza. Questa linea dalle nostre parti sembra trovare un trattamento diverso. Se il successo che hanno ottenuto le nostre atlete, l’avessero conseguito i maschietti magari conquistando tre Coppa Davis, mi riesce difficile pensare che l’attenzione mediatica sarebbe stata la stessa. Basti solo ricordare le celebrazioni al limite dell’isterismo quando i vari Camporese e Nargiso nei primi anni ’90 riuscivano a superare il 1° turno di Davis, mica a vincere. Il giorno dopo invece il recente successo di Sara Errani ad Acapulco, l’edizione pomeridiana di Rai Sport non ha speso neanche mezza parola su di lei. E sotto questo aspetto, anche Internet non dà  una grossa mano. Per un appassionato, magari poco esperto di rete, che vuole saperne di più, se si affida al motore di ricerca più classico come Google, è sufficiente cliccare i nomi dei nostri atleti per avere risultati differenti. Digitando nome e cognome di Seppi per esempio, a fianco compaiono in nero le possibili parole collegate: “ATP”, “Trieste”, “Wimbledon”, “Tennista”, etc. Tutto nella norma dunque. Facendo la stessa operazione con Flavia Pennetta, la prima parola che compare è “Hot” poi, “Facebook”, “Piedi”, “Twitter”, “Libro” e “Seno”. Su Francesca Schiavone, le prime due sono “Gossip” e “Porcellina Video Sessi”. Su Roberta Vinci invece, niente, finché non si preme invio.

Restando in tema “donne sottovalutate”, lo scorso dicembre al Forum di Assago di Milano è andato in scena un evento tennistico chiamato “La Grande Sfida”. Un’esibizione di doppio tra le azzurre Francesca Schiavone e Flavia Pennetta opposte alle sorelle americane Venus e Serena Williams, rispettivamente vincitrici di 7 e 13 prove del Grande Slam. Il match ha riscosso molto successo ma il suo potenziale “propagandistico” per valorizzare e promuovere il tennis, è stato decisamente trascurato. Adesso siamo in marzo. Il carrozzone del tennis, maschile e femminile, è tutto concentrato negli Stati Uniti, sui campi in cemento del celebre torneo BNP Paribas Open di Indian Wells. Altri grossi appuntamenti seguiranno in America e in Europa. Il weekend del 21-22 aprile invece, le ragazze guidate da Corrado Barazzutti affronteranno a Praga, in semifinale di Federation Cup, le detentrici del titolo: la Repubblica Ceca della fortissima Petra Kvitova, numero 3 del mondo e campionessa di Wimbledon 2011. Un evento importante. Un evento di richiamo mondiale. Sarà  una sfida ad alto contenuto adrenalinico. Sarà  una sfida da valorizzare. Perché una cosa è certa. Non basteranno le imprese delle nostre atlete/i per avvicinare gl’italiani al tennis. C’è bisogno della collaborazione di tutti. E anche l’informazione e i club devono fare la loro parte.


[12/03/2012]

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